Elden Ring, alla ricerca dell’Anello Ancestrale | Recensione
Dopo tanti mesi di snervante attesa, Elden Ring è finalmente disponibile per PC, piattaforme PlayStation e Microsoft
Per la software house nipponica, però, Elden Ring è una sorta di prova del nove. Una prova per comprendere se il linguaggio sviluppato nei vari Souls possa essere applicato a un vasto mondo open world. Come avrete capito dal primo paragrafo, il team di Hidetaka Miyazaki ha fatto centro un’altra volta, creando l’ennesima opera imperdibile. Come ci sia riuscito ve lo raccontiamo nella nostra recensione.
A CACCIA DELL’ANELLO ANCESTRALE
Esattamente come i precedenti titoli di FromSoftware, anche Elden Ring vanta un racconto ermetico, basato sul “non detto”. L’idea di partenza vede protagonista il Senzaluce, un abitante dell’Interregno esiliato dalle proprie terre che fa ritorno a casa dopo la distruzione del sacro Anello Ancestrale. I molti frammenti di questa importante reliquia sono stati recuperati dai figli della regina nota come Marika L’Eterna. Figli che hanno visto il proprio potere aumentare a dismisura, mentre la loro anima veniva corrotta. L’obiettivo del giocatore è quello di sconfiggere i vari lord per recuperare così i frammenti dell’anello e ottenere così di diritto il titolo il Lord Ancestrale.
A far davvero paura è la mole di contenuti che il giocatore si trova davanti una volta avviato Elden Ring. La nuova opera del team nipponico è davvero sconfinata. Inizialmente abbiamo provato una sensazione di eccessiva libertà, incapaci di comprendere dove poter andare e quali rovine esplorare. Ci sono bastate poche ore per capire che, in Elden Ring, si può andare semplicemente ovunque. Era dai tempi di The Legend of Zelda: Breath of the Wild che non ci sentivamo tanto liberi di vagare per un mondo di gioco, diventando parte attiva nella scoperta di nuovi luoghi. Scordatevi missioni primarie e secondarie che vi portano da un punto A a un punto B. In Elden Ring spetta solamente a voi decidere cosa fare e come farlo.
A SPASSO NELL’INTERREGNO
La libertà appena citata si riflette anche nella creazione del personaggio e nella sua versatilità. Nonostante il gioco suggerisca diverse classi per poter cominciare l’avventura, vi capiterà quasi certamente di andare a modificarne i parametri base durante la partita. Questo darà vita a build uniche, mentre tenterete di capire che tipo di personaggio avete tra le mani. La varietà di armi e di abilità, costantemente fornite al giocatore durante il suo girovagare, enfatizza ulteriormente questo elemento.
Il nostro consiglio per poter procedere al meglio nell’Interregno è quello di non fossilizzarvi su una singola arma o build. Esplorate, testate, cambiate, adattatevi. In questo modo non solo comprenderete appieno il magnifico bilanciamento attuato da FromSoftware, ma riuscirete a trovare anche un vostro equilibrio per poter procedere nel vostro viaggio.
Per quanto riguarda il puro e semplice combat system, ci troviamo di fronte all’evoluzione di quanto già visto nei vari Dark Souls. L’introduzione delle Ceneri di Guerra, però, rende il tutto più avvincente. Le Ceneri non sono altro che delle abilità che possono essere equipaggiate insieme alle armi, rendendo gli scontri ancora più interessanti rispetto al passato. Innegabile anche l’ottimizzazione delle magie, che ora risultano più semplici da lanciare e che permettono di utilizzare classi specifiche senza partire troppo svantaggiati.
Se negli scontri duri e puri le variazioni sono relativamente poche, è però nella gestione del mondo che Elden Ring fa un balzo da gigante. L’open world di FromSoftware è immenso e costellato di dungeon, boss secondari, trappole e labirinti. La già citata sensazione di scoperta è costante per tutta la durata dell’avventura, che potrebbe tranquillamente raggiungere le 100 ore di gioco. Questo mondo tanto vario ha spinto i dev a inserire nuove meccaniche, che ben si sposano con la produzione.
Ecco che quindi potremmo muoverci a cavallo di Torrente, nostro fidato compagno di viaggio che ci permetterà non solo di coprire grandi distanze in pochi istanti, ma anche di combattere in sella contro i nostri avversari. La possibilità della cavalcatura di effettuare un bizzarro doppio salto ci darà accesso anche ad aree altrimenti irraggiungibili, divenendo sin da subito una delle azioni più utilizzate in gioco. Ottimo anche il sistema di stealth che, pur senza innovare, ci permette differenti approcci ai nemici e all’esplorazione. Tutti questi elementi portano una ventata di aria fresca nel gameplay, risultando sin da subito splendidamente implementati.
Arriviamo poi a una delle domande che sicuramente vi starete facendo: quanto è difficile Elden Ring?
Ebbene, come da tradizione FromSoftware il gioco è sicuramente impegnativo, con un paio di boss fight in grado di farvi declamare tutti i santi del calendario. È altresì vero che come i vari Souls anche Elden Ring è in grado di regalare grande soddisfazione a ogni ostacolo superato. Ci sono state delle introduzioni che hanno reso la fruizione del titolo meno fastidiosa rispetto al passato. Ne è un esempio la Postura, meccanica che ci permette di sbilanciare i nemici dopo aver inferto loro una determinata quantità di danni. Qualcosa di simile a quanto già visto in Sekiro, ma che qui non mostra la relativa barra sottostante alla vita del nemico. Starà a noi, quindi, capire quando i nostri avversari saranno frastornati, sferrando di conseguenza un potente assalto.
Permangono, purtroppo, alcune problematiche legate alla telecamera e all’intelligenza artificiale. Nel primo caso, capiterà di affrontare "enormi avversari cosmici in minuscoli spazi vitali” (semicit.), finendo per non capire nulla e trovarci rapidamente davanti a un game over. Nulla che comprometta la qualità finale dell’opera, ma ci saremmo aspettati un miglioramento in questa direzione. Pessima, invece, l’IA dei vari nemici, che ancora si incastrano nelle porte e che ci permette differenti approcci basati sulla loro stupidità. Attirare un avversario e incastrarlo in qualche elemento dello scenario è ancora fattibile e spesso spezza quella sensazione di magia che si prova nell’esplorare l’Interregno.
ARTISTICAMENTE IMMENSO
Elden Ring vanta una varietà di nemici a dir poco sensazionale. Il creature design portato avanti da FromSoftware riesce a lasciare costantemente a bocca aperta, dimostrandosi agli apici del genere. Discorso molto simile anche per gli ambienti, che talvolta mozzano proprio il fiato grazie alla loro direzione artistica. Peccato, però, che il comparto tecnico lasci spesso a desiderare. Scordatevi i modelli e le luci del “recente” remake di Demon’s Souls. Elden Ring è molto più vicino a Dark Souls 3, con tutti i difetti che ne conseguono. Nulla di drammatico, ma ben lontano da quanto ci sta abituando il mercato al giorno d’oggi.
Semplicemente immensa la colonna sonora di Yuka Kitamura, che sin dal menù iniziale ci ha lasciati spiazzati, impedendoci di premere il pulsante d’inizio partita. Il doppiaggio in inglese, pur senza farci gridare al miracolo, ci è sembrato ottimo e abbiamo apprezzato per l’ennesima volta la localizzazione in italiano nei sottotitoli. Nonostante alcuni problemi dei server su Xbox, le recenti patch hanno sistemato tutto e ora il titolo risulta giocabile in tutte le sue funzionalità.
Elden Ring è un titolo immenso, emozionante e in grado di trasmettere una costante sensazione di scoperta. Certo, a volte può risultare frustrante, ma una volta compresa l’intenzione di FromSoftware è impossibile non rimanerne spaventosamente affascinati. Permangono però i classici difetti delle opere del team nipponico, come la telecamera, la pessima IA e alcune limitazioni tecniche ormai fin troppo evidenti. Nonostante ciò, però, ci sentiamo di premiare il titolo con il voto che potete leggere qui sotto. Un voto tarato verso l’alto rispetto alla somma dei vari elementi che compongono Elden Ring, ma che trova un senso proprio nell’esperienza finale che si prova pad alla mano. Un’esperienza che tutti gli amanti dei giochi di ruolo, almeno una volta nella vita, dovrebbero provare.