Edgar Allan Poe: The Black Cat, la recensione

Una moderna riflessione a fumetti su alcuni risvolti sorprendenti dei racconti di Edgar Allan Poe

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Edgar Alan Poe: The Black Cat, anteprima 01

Le pubblicazioni che recentemente NPE ha portato in libreria riguardano due mostri sacri della Letteratura dell'incubo che nella loro vasta produzione hanno sfiorato vari generi, talvolta creandone di nuovi, ma è probabilmente la dimensione angosciante e onirica a identificarli più di ogni altro elemento. Dopo avervi parlato di H.P. Lovecraft: La musica di Erich Zann e altri racconti, è la volta di Edgar Allan Poe: The Black Cat.

Il gatto nero, risalente al 1843, è uno degli scritti più celebri di Poe. Molti sono stati i suoi adattamenti cinematografici, ma pochissimi quelli a fumetti. Paolo Di Orazio, nella sua eloquente e dotta prefazione, rammenta quella di un maestro della Nona Arte come Bernie Wrightson, il compianto co-creatore di Swamp Thing, che firmò nel 1975 una trasposizione di The Black Cat sul sessantaduesimo numero della mitica collana Creepy (Warren Publishing). Sarà per la difficoltà di tradurre in logica sequenziale l'aspetto introspettivo e psicologico alla base dello stile di Poe - esemplare in tale brano - o per il timore reverenziale nei confronti del disegnatore americano, ma da allora nessun altro fumettista si è cimentato in un'operazione analoga.

Nino Cammarata, artista siciliano con un curriculum di tutto rispetto, accetta l'ambiziosa sfida e mantenendosi estremamente fedele all'opera originale riesce a trasmettercene l'essenza. La maggior parte dei lettori conoscerà già la storia in questione, ma chi non l'avesse mai letta scoprirà uno dei capolavori assoluti dell'horror. Come accade ne Il barile di Amontillado e Il cuore rivelatore, la vicenda de Il gatto nero viene esposta in prima persona dall'assassino; non ne conosciamo il nome, ma è chiaro che si tratti di un condannato prossimo alla esecuzione capitale, il quale comincia a spiegare come in passato fosse una persona per bene, amante degli animali, legato alla moglie, ben disposto verso il prossimo; poi, lentamente ma inesorabilmente, si è trasformato in un sadico e in uno spregevole omicida.

"In maniera convincente e innovativa, offre una riflessione su alcuni risvolti di un'attualità scioccante dei racconti di Poe."La scelta grafica più opportuna per illustrare questa sorta di algida e amorale confessione dei peccati è una gabbia libera di cui Cammarata ci offre svariate interpretazioni, in un susseguirsi di tavole di grande effetto scenico che sanno cogliere il flusso scomposto dei ricordi, delle emozioni e contemporaneamente il filo degli eventi, comprese le conseguenze degli efferati atti del narratore. Queste pagine sono dominate dalle tinte più cupe, le quali enfatizzano l'oscurità che avvolge la vicenda e il buio in cui sprofonda colui che la riporta.

Oltre mezzo secolo prima dell'avvento della Psicanalisi con Sigmund Freud, in maniera non scientifica e sistematica, bensì intuitiva e poetica, Poe è stato capace di penetrare le barriere del nostro Io, cogliendo le ombre e la fragilità che si celano nella psiche umana. Il gatto nero appare oggi quasi un'anticipazione della teoria freudiana basata sulla contrapposizione irrisolvibile tra eros e thanatos, Amore e Morte, arrivando a toccare problematiche purtroppo ancora attuali, come il rapporto controverso e incoerente dell'uomo verso gli animali, l'alcolismo o la misoginia. Poe, che come il personaggio della sua novella era dedito al bere, sembra quasi voler esorcizzare le conseguenze più nefaste della dipendenza mentre descrive gli esiti più disumani e rovinosi dell'abuso di alcol. In tal senso, la trasposizione di Cammarata, in maniera convincente e innovativa, offre una riflessione su alcuni risvolti di un'attualità scioccante dei racconti del leggendario autore.

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