Earthlock: Festival of Magic, la recensione

Un RPG modesto in tutti i sensi: la recensione di Earthlock: Festival of Magic

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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A Earthlock: Festival of Magic non manca proprio nulla. C’è un protagonista dal cuore d’oro, un mondo fantasy in rovina, una minaccia priva di nome, un gruppo di determinatissimi comprimari che si ritroveranno invischiati in una storia più grande di loro. Non manca nemmeno, è evidente, l’impegno e la cura profusa nella loro creatura dai debuttanti ragazzi di Snowcastle Games, team norvegese che si è rimesso alla clemenza dei potenziali utenti, tramite Kickstater, per sovvenzionare la loro visione, il loro progetto, la loro personale interpretazione degli RPG a turni in tre dimensioni.

Amon è un esploratore del deserto, una sorta di archeologo su commissione che, in compagnia dello zio, uno squalo martello antropomorfo, si intrufola in antiche rovine per scovare e poi vendere antichi artefatti. La sua modesta, ma eccitante vita, viene completamente stravolta quando uno dei manufatti rinvenuti attira l’attenzione di un misterioso gruppo di malintenzionati che, pur di mettere le mani sull’oggetto, rapiscono lo zio. È il preambolo di un’avventura che finirà per coinvolgere uno spaurito mago per metà coniglio e metà cinghiale, un’abilissima guerriera, la figlia di un generale, il suo cane e un robot, formando così un’improbabile gruppo che, purtroppo, non sembra amalgamato attorno a motivazioni sufficientemente forti, e credibili, per giustificare il convinto approccio ad una quest che metterà a repentaglio le loro vite sin dalle premesse.

[caption id="attachment_160042" align="aligncenter" width="508"]Earthlock Festival of Magic screenshot 1 I momenti davvero esaltanti di Earthlock: Festival of Magic sono pochissimi. Tra questi, tuttavia, si possono certamente annoverare gli epici e prolungati scontri con i boss.[/caption]

Si tratta di un immediato e drammatico scossone alla sospensione dell’incredulità, di per sé accettabile non fosse che anche proseguendo nell’avventura le cose non migliorino più di tanto. I personaggi, imbalsamati in modelli poligonali totalmente inespressivi, faticano a coinvolgere lo spettatore, concentrando ogni dialogo su necessità e pericoli affrontati durante la missione. C’è poco spazio per l’introspezione psicologica, per l’approfondimento delle tematiche tirate in ballo. Non manca, fortunatamente, qualche colpo di scena, veri e propri twist narrativi capaci di riconquistare efficacemente l’attenzione dell’utente. Brevi e rari momenti, spesso fagocitati da decine di conversazioni fine a sé stesse, comunque in grado di traghettare il videogiocatore sino al piacevole finale che lascia diversi spiragli aperti per un probabile sequel.

Se la trama convince fino a un certo punto, sorte simile tocca al gameplay che, pur affidandosi a meccaniche estremamente classiche, propone qualche feature quantomeno intrigante. Ogni membro attivo del party, tanto per cominciare, potrà contare su due diversi stili di combattimento, ognuno con mosse specifiche, alternabili al costo di un turno. Amon, per esempio, può scambiare la sua daga, con cui apportare rapidi e fulminei attacchi, con un fucile equipaggiato di munizioni di varia natura. Gnart, generalmente, è chiamato a guarire il resto della truppa, ma all’occorrenza può anche esibirsi in potenti attacchi magici. Cambiare lo stile di combattimento può rivelarsi estremamente utile, se non necessario, nell’eventualità in cui un nemico si riveli inscalfibile da un certo tipo di mosse o da abilità che sfruttano un particolare allineamento elementale. Sempre relativamente agli attacchi a disposizione del party, legando tra loro due personaggi e riempiendo una specifica barra, potrete contare su tecniche particolarmente efficaci. Anche in questo caso, scegliere il tempismo con cui affidarsi a questa opzione strategica è spesso il discriminante tra una vittoria e una sconfitta, soprattutto quando ci si ritrova al cospetto di uno dei potentissimi boss di fine livello.

[caption id="attachment_160044" align="aligncenter" width="508"]Earthlock Festival of Magic screenshot 2 Il comparto grafico del gioco lascia ampiamente a desiderare. Al di là dei rudimentali effetti speciali, sorprende la scarsa pulizia dell’immagine.[/caption]

Un’altra interessante feature del gioco, tira in ballo la crescita dei personaggi. Lo skill tree, in Earthlock: Festival of Magic, assume la forma di un tabellone in cui inserire delle tessere che donano al personaggio prescelto determinati bonus e potenziano specifiche statistiche. Alcune caselle, già posizionate sulla scacchiera, rappresentano le ulteriori abilità apprendibili dal guerriero che si attiveranno non appena queste verranno collegate ad altre tessere. La particolarità del sistema risiede nella possibilità di scambiare e rimpiazzare, in qualsiasi istante, una casella con un’altra di un altro tipo. A seconda degli avversari che incontrerete, insomma, avrete modo di ritoccare continuamente i valori di attacco e difesa del roster, creando una varietà di approcci alla battaglia il cui unico limite consiste nella quantità e tipologia di caselle custodite nell’inventario.

"Earthlock: Festival of Magic è ben lontano dall’essere un pessimo RPG a turni. Semplicemente gli manca quel guizzo che possa farlo emergere"

Proprio a questo proposito si introduce l’ultima feature che caratterizza l’RPG: l’isola di Plumpet. Girovagando per i dungeon e per la mappa del mondo, vi imbatterete certamente in un’infinità di casse del tesoro, generose di loot di ogni tipo. Tuttavia, usando i save point come portali per il teletrasporto, potrete raggiungere questa location che funge da gigantesca base operativa in cui far rifiatare il gruppo e fare incetta di item di ogni tipo. Oltre al pratico negozio, coltivando piante di ogni specie otterrete proiettili per il fucile di Amon, pozioni che guariscono le ferite e così via. Tra le altre cose, entrando in possesso dei materiali necessari, potrete anche creare le tessere da inserire nello skill tree.

[caption id="attachment_160043" align="aligncenter" width="508"]Earthlock Festival of Magic screenshot 3 Esattamente come i personaggi, a furia di coltivarle, anche le piante saliranno di livello, regalando al party un loot progressivamente più generoso.[/caption]

A Earthlock: Festival of Magic non manca proprio nulla, se non un pizzico di carattere. L’art design, per quanto cerchi di dipingere ambientazioni esotiche, si scontra con i limiti tecnici di un motore grafico rozzo e poco performante. La trama, dal canto suo, è altalenante, scarsamente interessata a scavare nella psicologia dei protagonisti. Il gameplay si apre certamente a qualche interessante e stuzzicante novità, ma, dopo un iniziale difficoltà nell’avere la meglio sui primi avversari, raggiungerete un livello di forza tale che solo raramente, se non negli adrenalinici scontri con i boss per esempio, sfrutterete intensivamente tutte le possibilità strategiche offertevi. Si salvano da qualsiasi critica il sonoro, impreziosito da temi ben arrangiati, e il sistema di crescita: davvero inedito ed estremamente funzionale nelle mani più esperte.

Earthlock: Festival of Magic è ben lontano dall’essere un pessimo RPG a turni. Semplicemente gli manca quel guizzo che possa farlo emergere, che possa nettamente distinguerlo dalla concorrenza. Non è difficile trovare di meglio in giro, ma è pur vero che ultimamente di giochi di ruolo di rilievo non ne escono moltissimi. Consigliato solo agli irriducibili a caccia di un passatempo solo discreto.

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