Eagle Eye

Due persone decisamente comuni si ritrovano in mezzo a una cospirazione enorme. Shia LaBoeouf in una pellicola paranoica con troppa azione e ben oltre i limiti del ridicolo involontario...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloEagle EyeRegiaD.J. Caruso
Voci originali
Shia LaBeouf, Michelle Monaghan, Rosario Dawson, Michael Chiklis, Anthony Mackie, Billy Bob Thornton
Uscita20 febbraio 2009 

Di fronte a certe pellicole, verrebbe voglia di proporre un protezionismo economico e finanziario. Insomma, chi scrive ritiene che sia sempre dannoso bloccare merci estere e che l'autarchia non sia mai preferibile a condizioni di libero scambio. Di fronte a una pellicola come Eagle Eye, tuttavia, qualche dubbio ti viene e saresti pronto a tutto pur di impedire la visione ai poveri spettatori italiani.

Da dove iniziare? Il problema principale del film non è tanto che il genere sia ultimamente strabusato, anche grazie alla situazione politica internazionale poco tranquilla. Il fatto è che, cinematograficamente parlando, Eagle Eye non è certo troppo interessato ai grandi classici degli anni settanta (La conversazione, Il maratoneta, I tre giorni del condor), ma punta chiaramente su pellicole più recenti, a metà tra Il fuggitivo e la serie dell'agente Jack Ryan, senza peraltro riuscire a fornire un livello di semplice intrattenimento degno di quei titoli. Capita così che una scena all'inizio sia copiata pari pari da Matrix, che per un po' si pensi con orrore "oddio, ma non è che ci stanno di mezzo gli alieni, come in X-Files?", per poi scoprire (a metà film) che il vero segreto è ancora peggio di quella ipotesi, non si sa se soltanto perché è un'idea idiota tout court o anche perché cita malamente una delle pellicole più famose della storia del cinema. Per poi, giusto per non farsi mancare niente, scopiazzare l'Alfred Hitchcock de L'uomo che sapeva troppo. D'altronde, D.J. Caruso (decisamente uno dei maggiori registi miracolati a Hollywood) della materia se ne intende, avendo diretto Disturbia, il remake non autorizzato (e poi denunciato) de La finestra sul cortile.

A dire la verità, qualche momento intimista nei primi venti minuti faceva sperare meglio. Ma se già prima della conclusione del primo atto si arriva a momenti completamente assurdi, cosa ci possono riservare gli altri 100 minuti del film? Una sequenza senza senso e incoerente di inseguimenti, scontri automobilistici, oggetti enormi che cadono, sparatorie sconclusionate, ricchi premi e cotillon che rende assolutamente una sofferenza arrivare fino alla fine. Anche perché, non si può neanche dire che si riesca a ridere troppo, se non per disperazione. Insomma, l'impressione è che Eagle Eye volesse diventare un prodotto alla Michael Bay/Jerry Bruckheimer, ma senza sapere esattamente di cosa c'è bisogno per intrattenere il pubblico.

Il problema è che dei due protagonisti (Shia LaBeouf e Michelle Monaghan) non ce ne importa assolutamente nulla, anche perché è difficile sostenere che i due attori credano veramente in quello che stanno facendo (e d'altronde, per la loro salute mentale, forse è meglio). Va anche detto che, insieme, formano una delle coppie più improbabili viste al cinema ultimamente (e d'accordo che almeno evitano di scivolare nel rosa, ma comunque è un handicap, perché toglie delle possibilità interessanti). Billy Bob Thornton, invece, viene messo lì per pronunciare qualche battuta a effetto ed essere protagonista di un paio di scene madri pseudocool (pessima quella con gli agenti testimoni e il modo di tenere un fucile). E il premio "peggior utilizzo possibile di Rosario Dawson" il film lo vince a mani basse.

Insomma, un film scopiazzato, noioso, stupido, insopportabile e mal recitato. E meno male che negli anni ottanta si stroncavano i popcorn movie di Don Simpson. Avercene oggi, di prodotti del genere...

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