È per il tuo bene, la recensione
Senza una vera anima, senza scelte, senza personalità, È per il tuo bene colma il gap che divide cinema e tv generalista rivolgendosi al medesimo pubblico
Da diversi anni le commedie più rapide e semplici, meno sofisticate e meno audaci si sono avvicinate alla televisione generalista, sono sempre più didascaliche e soprattutto mettono lo spettatore nella medesima posizione in cui lo piazzano le fiction da canali gratuiti, cioè nella parte della persone poco attenta e poco sveglia a cui tutto va spiegato 2 volte. In certi casi anche 3 volte. Se l’umorismo, tradizionalmente è tutto una questione di ammicco ad uno spettatore che coglie, in questi film è una lunga serie di battute spiegate.
Non si spiega altrimenti come mai una storia di tre padri che si mettono insieme per far fallire le storie d’amore delle loro tre figlie, compiendo crimini e svelando ipocrisie, intolleranze e piccinerie, prenda una piega così buonista. Non si spiega come mai ogni minimo dettaglio da capire sia detto ad alta voce anche dopo essere stato mostrato, come mai qualcuno che sappiamo essere rimproverato a torto poi ribadisca di non essere colpevole parlando da solo, come mai poi la colonna sonora inevitabilmente arrivi a spiegare il sentimento da provare, sempre a raddoppiare.
Come sempre tutto è affidato alla sola recitazione e se almeno due protagonisti su tre sono in grado di funzionare da soli (Giallini e Salemme), la vaghezza e l’incapacità di Battiston nel rendere credibile il proprio personaggio è la cartina tornasole della povertà del film.
In fondo però questo non suona molto strano da Rolando Ravello, che aveva esordito con poche speranze e aveva continuato confermando le scarsissime ambizioni come regista (inteso come qualcuno che cerchi di padroneggiare una tecnica attraverso cui raccontare una storia, e non che inquadri delle situazioni in cui gli attori dicono la storia). A stupire è semmai la totale assenza di Fabio Bonifacci! La sua presenza nei credits come co-sceneggiatore poteva far sperare se non altro in un film scritto con scorrevolezza, piacevole almeno nello svolgimento o comunque corretto nella maniera in cui si rivolge al suo pubblico, invece Bonifacci è qui impossibile da trovare, nemmeno in una battuta, nemmeno in una trovata, nemmeno in una svolta.