E' nata una star? - la recensione
Un film calcato sul modello anglosassone del libro di Nick Hornby, che riesce davvero solo quando si occupa dei personaggi secondari...
C'è una componente inusuale per il cinema italiano dietro E' nata una star?, ovvero un soggetto ispirato a un libro di un grande scrittore estero.
Ovviamente la parte più inconsueta è la narrazione, lontana dall'impersonale sguardo esterno che solitamente regna nelle commedie nostrane ma tutta filtrata dalla protagonista (Luciana Littizetto) che in certi momenti si concede anche la voce fuoricampo dei propri pensieri.
Se dunque la storia cerca di creare un ponte tra contesto italiano e origine britannica, l'umorismo è marcatamente nostrano, molto affidato al duo Littizetto/Papaleo, ed è anche la parte meno funzionante di un film che senza dubbio ha il suo punto di forza nei comprimari e non nelle risate che strappa a fatica.
Più che il primo piano è infatti lo sfondo a dare a E' nata una star? la vera ragione d'esistere. Le molte figure di secondo piano, i comprimari o anche gli ambienti in cui si passa solo una volta, sembrano quelli dipinti con più convinzione e gli unici in grado di incidere. La famiglia della fidanzata di Marco, l'ufficio open space di Osvaldo, la scuola dove lavora Lucia e via dicendo costruiscono un paesaggio duro e ipocrita come pochi, in cui macchiette poco divertenti e convincenti si agitano per dimostrarsi (sia a se stessi che agli altri) progressiste.