E la chiamano Estate, la recensione

E la chiamano Estate racconta le avventure al lago di Rose e Windy, due ragazzine alle prese con l'età di passaggio tra infanzia e adolescenza...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Vacanze estive. Quel periodo di leggerezza vestito con infradito, pantaloncini corti e magliette a righe. Un universo parallelo nel quale tornare ogni anno per qualche settimana, dove ritrovare amicizie, pareti, strade e negozianti che sembrano averti aspettato durante tutta la tua assenza. Questo è il microcosmo in cui si ritrova Rose, dopo essere sopravvissuta al traffico della tangenziale, guardando fuori dal finestrino mentre i genitori la sgridano appena riprende a mangiarsi le unghie.

Appena arriva ad Awago Beach la attende Windy, un'amica con cui ha trascorso tutte le estati, un po' più ingenua e sovrappeso di lei, che appare una sempliciotta in confronto a Rose, la ragazza di città; questa differenza diventa ancor più evidente visto che stanno nascendo i primi segni dell'adolescenza, tra seni che non si decidono a crescere e le prime nozioni di educazione sessuale.

È un estate di transizione quindi, in un'infanzia che sta ormai muovendo gli ultimi passi e sta per superare quella linea di confine che porterà le due protagoniste a diventare adolescenti. Sono giornate fatte di bagni al lago e visite guidate ormai percepite come troppo infantili, film horror noleggiati e guardati di nascosto, balli stupidi e cotte per ragazzi più grandi.

Ma è un periodo in cui si iniziano a comprendere i problemi "dei grandi": Rose intravede che tra i suoi genitori c'è qualcosa che non va e di cui non vogliono parlarle, ma nel frattempo tra i giovani di Awago Beach circolano voci di corridoio su una situazione problematica che riguarda alcuni di loro.

La coppia di autrici-cugine Mariko e Jillian Tamaki racconta la storia di due amiche, riuscendo a far immedesimare il lettore nel loro legame e nella confusione della loro età, delineando situazioni in cui è facile riconoscersi, ognuno a modo suo. Ma i personaggi non sono descritti in modo didascalico, non vediamo scaricati tra le pagine cumuli di informazioni su di loro: alcuni elementi delle loro vite e determinati aspetti dei loro caratteri vengono presentati in modo delicato e inatteso, preferendo continuare a tratteggiare i momenti speciali di quella estate, trascorsa tra una spiaggia rovente e un cielo stellato.

Rose e Windy vivono la loro vacanza divertendosi e rilassandosi, ma con una sensazione di disagio quando si rendono conto di essere soltanto delle spettatrici di quanto sta accadendo attorno a loro nel mondo degli adulti. Anche gli eventi più sconvolgenti e le rivelazioni più grande vengono narrate senza alcun desiderio di creare sensazionalismi, ma le autrici sembrano quasi voler proseguire rapidamente il racconto delle normali giornate estive, anche se nei personaggi e nella mente del lettore è stato aggiunto qualcosa di cui non si possono non tenere conto.

E la Chiamano Estate ha vinto alla passata edizione di Lucca Comics il Gran Guinigi, ed è un fumetto che si merita ampiamente un riconoscimento simile: l'atmosfera spensierata e ingenua che si respira tra le pagine è uno dei principali pregi dell'opera, nonostante la vicenda poi si sviluppi in direzioni interessanti e in grado di toccare tematiche abbastanza profonde e in grado di lasciare una morsa allo stomaco, una volta chiuso il volume.

I dialoghi trasmettono i dubbi realistici delle due ragazzine, rese ancor più credibili ed espressive dalle morbide linee tratteggiate a pennello, in grado di trasmettere un'emozione attraverso il dettaglio di un'espressione o l'inquadratura più efficace per catturare un determinato comportamento.

Quando tutto è ormai concluso non rimane che lasciarsi alle spalle quelle temperature afose, salutare gli amici e preparare le valigie, per poi salire in macchina e ripartire verso la città. Ma lasciando Awago Beach, forse la giovane Rose che si allontana dal lago non è la stessa che è arrivata.

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