Dylan Dog - I colori della paura 1: La nuova alba dei morti viventi, la recensione

L'attesa collana della Gazzetta dello Sport, Dylan Dog: I colori della paura, ha esordito ieri con l'inedito/remake: La nuova alba dei morti viventi

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Ha infine esordito l'attesa collana de La Gazzetta dello Sport dedicata all'Indagatore dell'Incubo che raccoglierà in 52 uscite (a € 1,99 l'una) tutte le storie della fortunata serie Dylan Dog: Color Fest, edita da Sergio Bonelli Editore. Il primo numero di Dylan Dog: I colori della paura contiene però un inedito: il remake della storia che nell'ottobre del 1986 battezzava quella che sarebbe divenuta presto un'icona del fumetto italiano.

La nuova alba dei morti viventi è firmata dall'attuale curatore delle testate dedicate all'Old Boy, Roberto Recchioni, dall'artista Emiliano Mammucari e dalla colorista Annalisa Leoni. Per chi non lo sapesse, Recchioni e Mammucari sono due delle firme di spicco del rinnovamento della casa editrice milanese, nonché gli artefici della sua prima serie tutta a colori: Orfani.

Il rifacimento si dimostra assai fedele all'opera da cui è tratta, offrendoci una sorta di compendio e allo stesso tempo un triplo concentrato dell'originale L'alba dei morti viventi. La logica sequenziale e il filo del racconto rimangono solidi anche se estremamente compressi, sacrificando alcuni momenti secondari ma straordinari dell'albo del 1986, come il clima di follia e la meraviglia che investono la bella Sybil (e il lettore stesso) quando giunge a Craven Road n.7 per fare la conoscenza dei suoi due inquilini, il protagonista e il suo assistente, lo straripante Groucho. Anche il fascino inquietante del futuro antagonista, il diabolico Xabaras, viene smorzato dalle esigenze dello speciale formato; questo infatti si distingue dallo standard Bonelli ed è più vicino al comic-book americano, non solo per le sole 32 pagine ma anche per le dimensioni (17x23 cm). L'albo è poi impreziosito dalla superba copertina di Carmine Di Giandomenico colorata da Luca Bertelè, un soggetto completamente diverso da quello dell'indimenticabile cover di Claudio Villa.

In compenso la rivisitazione copre un buco narrativo curioso, legato alle strane proprietà della custodia del clarinetto di Dylan. Recchioni ci propone la sua personale soluzione, assai d'effetto, andando a modificare anche il finale dello storico episodio. Per il resto, chi segue dall'inizio questo cult tutto nostrano, ritroverà molte delle battute e dei dialoghi della sceneggiatura originale e si divertirà a riscoprire le differenze con le vignette andate in stampa quasi 30 anni addietro.

La novità della policromia conferisce freschezza e attualità alla trama, grazie al lavoro di Annalisa Leoni sull'eccellente performance di Mammucari; la parte grafica è senza dubbio l'elemento più suggestivo e moderno di questo interessante esperimento. La nuova alba dei morti viventi è in breve un ottimo biglietto da visita per Dylan Dog e soprattutto un invito per i suoi vecchi e nuovi fan a recuperarne la fonte di ispirazione, il capolavoro senza tempo di Tiziano Sclavi e di Angelo Stano.

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