Dylan Dog Color Fest 17: Baba Yaga, la recensione

Dylan Dog Color Fest propone in questo 17° numero una storia lunga: un delizioso, feroce scherzo chiamato Baba Yaga

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo la perla del precedente Dylan Dog Color Fest, Tre passi nel delirio, la collana quadrimestrale ci propone un unico, lungo episodio. La splendida copertina di Ausonia è l'ideale trait d'union tra i due volumi che vede ai testi un'autrice che ha fatto e continua fare la storia dell'Indagatore dell'Incubo, Paola Barbato; ai disegni ritroviamo invece un veterano che da troppo, quattro anni esatti (Dylan Dog 309: L'autopsia del maggio 2012), mancava da Craven Road n. 7: Franco Saudelli.

Baba Yaga uscirà in edicola domani. Questo nome rievocherà in molti di voi lo straordinario personaggio del folclore slavo, la fattucchiera che abita in una capanna sospesa da terra su due zampe di gallina e vola dentro un mortaio guidato con un pestello. È lei infatti la coprotagonista di questa bizzarra vicenda con cui la scrittrice lombarda ci spiazza positivamente ancora una volta, con la propria inesauribile creatività e dimostrandoci gli infiniti modi in cui sia possibile declinare un'avventura dell'Old Boy.

Todorovic Riza ha perso tutto e per una grave malattia è allo stato terminale, ma non può morire per un patto stretto in passato con la strega. A lei deve la sua anima, in cambio di un desiderio che l'uomo non può esprimere, non ne ha più da tempo. A complicare l'intreccio, come si suol dire, ci mette lo zampino il Diavolo, infischiandosene delle regole e dell'equilibrio eterno tra le varie potenze arcane. L'inguaribile eccesso di altruismo e l'irresistibile attrazione per l'irrazionale, spingono Dylan ad accettare uno dei casi più assurdi della sua carriera, una scelta con un esito tutt'altro che felice.

Delle mille dimensioni appartenenti alla creatura di Tiziano Sclavi, la Barbato decide di abbracciare quella surreale e fiabesca. La sua sceneggiatura, il tratto immediatamente riconoscibile di Saudelli, ironico, talvolta irriverente, da lussuoso vignettista, e i colori netti, marcati di Oscar Celestini, confezionano una sofisticata horror comedy con un finale decisamente in linea con la qualità generale.

Godetevelo ascoltando La capanna sulle zampe di gallina, il IX brano del capolavoro di Modest Musorgskij, Quadri da un'esposizione, magari quello orchestrato da Maurice Ravel. Potenza, brio, brutalità, inquietudine e perfino allegria sono le emozioni che si alterneranno come un turbinio. Ritroverete quest'alternanza, trasposta per altri sensi, in Baba Yaga, un delizioso, scherzo feroce.

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