Dylan Dog 391: Il sangue della terra, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 391: Il sangue della terra, di Paola Barbato e Werther Dell'Edera

Condividi

Dylan Dog 391: Il sangue della terra, anteprima 01

L'aspetto di Dylan Dog che fin dagli esordi lo distingue da tanti altri detective è, senza dubbio, la profonda emotività. L'Indagatore dell'Incubo è l'ultimo dei romantici, figlio dell'introspezione anni Ottanta e con un modo tutto suo di vedere la vita e il susseguirsi degli eventi. Questo aspetto del suo carattere lo porta a compiere scelte di un certo rilievo: nel suo lavoro, nei suoi legami amorosi e, in generale, nel rapporto con il suo celebre "quinto senso e mezzo". Nel complesso, in quanto eroe romantico, Dylan si pone al di fuori delle convenzioni della società e dai suoi schemi, vivendo un profondo conflitto tra reale e ideale che lo porta a commettere errori e scelte poco sagge.

Il sangue della terra, numero 391 della testata pubblicata da Sergio Bonelli Editore, scritto da Paola Barbato per i disegni di Werther Dell'Edera, vede un incontro tra le componenti del vittimismo (solitudine e tristezza) e del titanismo (solitarietà e orgoglio), mostrando ai lettori come l'Io e il SuperIo dell'eroe possano creare, da soli, dei conflitti incredibili nella sua identità. Qual è la linea di demarcazione che distingue Dylan da chi lo insulta e denigra? Sicuramente la sua posizione riguardo i "mostri" della società. Diversamente da chi lo circonda, l'Old Boy non vuole condannare sommariamente gli abomini che, come spesso capita, sotto la pelle deforme hanno un cuore molto meno nero di quanto sembri.

La storia in edicola in questo mese propone tra le righe un evento molto importante nella vita dell'inquilino di Craven Road 7, qualcosa che potenzialmente potrebbe segnarlo nel profondo. Prima di procedere nella fruizione di questo articolo vi consigliamo di portare a termine la lettura dell'episodio, in quanto seguiranno degli spoiler.

Dylan viene contattato da un magnate, che ha trovato rifugio dalla catastrofe imminente all'interno di un satellite in orbita attorno alla Terra, e assunto per risolvere un "problema lasciato in sospeso" da quest'ultimo prima di partire alla volta del cosmo. Il Nostro, armato di tutto il suo scetticismo, si fa carico della cosa e parte in missione. Da questo momento in poi, Dylan lascia il mondo ordinario per entrare in qualcosa di metafisico, con l'atmosfera e il tono che cambiano radicalmente. Visivamente, Dell'Edera passa dalla gabbia tipica del fumetto Bonelli a una costituita da vignette rettangolari e oblunghe (sia verticali che orizzontali). Nella storia, l'eroe abbandona il mondo reale e inizia ad attraversare un universo sconosciuto, fatto di streghe e antiche maledizioni, con inquadrature molto strette e soffocanti che mozzano il respiro fino alla risoluzione.

Dylan Dog 391: Il sangue della terra, anteprima 02

Parimenti, la sceneggiatura scritta dalla Barbato va a scavare a fondo nelle ragioni della bestia, mettendo Dylan di fronte al dissidio che lo ha reso celebre: chi è il vero mostro? La risposta, forse, non è così scontata come sarebbe facile immaginare. C'è qualcosa di losco nel luogo occupato dalla strega, un pericolo ancestrale che supera quello che è stato anticipato. A mali estremi, l'Indagatore è costretto ad adottare estremi rimedi, compiendo un gesto incredibile per la sua indole.

Dylan uccide. No, non è un gioco d'illusioni o alcuna soluzione del genere. Ammazza un mostro, in modo terribile, oltretutto. Questo gesto così efferato, che lo avvicina molto alla sua immagine fittizia che John Ghost ha dato in pasto alla gente, fa scattare qualcosa in lui, risvegliando quell'eroe romantico figlio delle proprie idiosincrasie. Questo evento lo sconvolge e lo porta ad affrontare il male faccia a faccia, mettendosi nelle sue scarpe e provando a conoscerne le ragioni.

In un momento della macro-trama in cui l'inevitabile è alle porte, con una meteora che minaccia di distruggere tutto e tutti, chi può fare qualcosa? Bloch affronta la questione con Dylan, portandogli l'esempio di Jenkins, che a modo suo sta provando a combattere l'evento cosmico con una modalità estremamente simbolica. L'Old Boy cosa fa? Uccide, perdendo se stesso.

Quella in oggetto è una vicenda che parla di responsabilità verso i propri cari (famiglia, amici, amori) e, soprattutto, verso se stessi. Verso il termine dell'albo, il lettore resta accanto al protagonista nella sua solitudine, osservando come la Barbato e Dell'Edera esplicitino questa vicinanza/distanza dei comprimari legata, in occasione di un lutto personale, attraverso una sequenza tra le più poetiche dell'intera testata. In più, la tutt'altro che casuale copertina di Gigi Cavenago offre al lettore il giusto mood per calarsi all'interno della storia, mostrandone gli elementi cardine e l'atmosfera.

In sintesi, Il sangue della terra è un capitolo di buon livello, con all'interno alcune vette di bellezza davvero notevoli. Il connubio tra parole e immagini è efficace, con il meccanismo dello show don't tell che riesce a evitare (quasi del tutto) degli ingombranti "spiegoni". La sceneggiatrice intreccia un racconto solido e con il giusto ritmo, intarsiato da dettagli che la confermano tra le più profonde conoscitrici del personaggio. Parimenti, i disegni espressivi e malinconici di Dell'Edera sono di altissimo livello, come è lecito aspettarsi da uno dei più grandi disegnatori italiani.

A prescindere dal fatto che stiate seguendo o meno il Ciclo della Meteora, recuperate questo albo e lasciatevi cullare da un amore malato, a metà tra cielo e terra.

Continua a leggere su BadTaste