Dylan Dog 384: La macchina che non voleva morire, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 384: La macchina che non voleva morire

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Dylan Dog 384: La macchina che non voleva morire, anteprima 01

Quando si pensa al Maggiolone prodotto dalla Wolksvagen è davvero difficile non associarlo a Dylan Dog e alla sua celebre vettura. Insieme agli iconici vestiti dell'Old Boy, la malandata automobile bianca compone l'immaginario visivo del personaggio, al pari della pistola e del suo fedele assistente Groucho. Il numero della testata in edicola questo mese è proprio dedicato al mezzo che ha accompagnato l'Indagatore per mille avventure, protagonista di un racconto perfettamente incasellato nel genere horror in cui alcuni oggetti sembrano essere al centro di alcuni delitti.

Il Maggiolone non ha passato l'ultima revisione e deve quindi essere rottamato; Dylan, però, non si rassegna al tragico epilogo tutt'altro che all'altezza dei ricordi legati all'automobile, e per questo motivo cerca di disfarsene in altro modo, dando il via a una serie di eventi incredibili.

Gigi Simeoni e Sergio Gerasi cuciono addosso all'inquilino di Craven Road 7 una vicenda estremamente lineare che scorre su binari consolidati senza prendersi alcun rischio vero e proprio, garantendo da un lato la perfetta leggibilità in fatto di chiarezza e di scorrevolezza, ma dall'altro, come spesso accade quando si vuol parlare a tutti, l'episodio rischia di scivolare facilmente tra i meno memorabili. La macchina che non voleva morire non è certo una di quelle storie che si rileggono per cercare nuovi particolari o sperimentare emozioni particolarmente importanti.

Conoscendo la produzione cinematografica che si interroga sugli oggetti e sull'animismo a essi legato, è facile carpire fin da subito tutti gli indizi necessari per comprendere dove vogliano andare a parare gli autori. Come sottolineato anche dal curatore della testata Roberto Recchioni nell'editoriale, esistono molti esempi simili all'interno della tradizione cinematografica e televisiva statunitense, uno su tutti il film Christine - La macchina infernale, di John Carpenter, basato sull'omonimo romanzo di Stephen King, la cui locandina è apertamente citata dalla copertina di Gigi Cavenago.

Dylan Dog 384: La macchina che non voleva morire, anteprima 02

Perché, allora, raccontare una tipologia di storia già esplorata diverse volte in passato? Ponendosi questa domanda si può osservare il punto di forza del brossurato: la contrapposizione tra la visione del mondo di Dylan e quella altrui, scontro che fa brillare la personalità romantica del Nostro, che è in grado di provare sensi di colpa persino nei confronti di oggetti inanimati.

Parlando di positività, va segnalata inoltre la cura dimostrata da Gerasi nel realizzare tipologie di sequenze molto diverse tra loro risultando sempre all'altezza della situazione e fornendo l'ideale impronta horror e splatter alle tavole senza mai scadere nell'eccesso.

Nel suo piccolo, questa vicenda aggiunge un altro piccolo tassello nell'immenso mosaico che raffigura il protagonista e il mondo che lo circonda, consegnandoci una piccola novità nelle dinamiche all'interno dell'universo dylaniato.

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