Dylan Dog 380: Nessuno è innocente, la recensione

Abbiamo recensito per voi l'ultimo, cruciale albo della serie regolare di Dylan Dog: Nessuno è innocente

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dylan Dog 380: Nessuno è innocente, anteprima 01

Il cosiddetto "Ciclo Meteora" si avvicina, come ha spiegato Roberto Recchioni all'ultima edizione di Napoli Comicon, e in prossimità dell'apocalisse annunciata, la vita di Dylan Dog si fa più che mai tribolata. Nell'ultimo numero uscito in edicola, il Nostro finisce addirittura dietro le sbarre, proprio come ce lo mostra in copertina l'arte di Gigi Cavenago.

L'accusa è davvero infamante: il tentato omicidio del Commissario Carpenter. Il caso, tuttavia, è molto più complesso e scoppia a fronte di un'indagine sensazionale che mette in serio pericolo l'onore del precedente capo di Scotland Yard: Sherlock Holmes Bloch.

A trascinare nel fango il protagonista e il vecchio amico ormai in pensione, una penna veterana dell'Indagatore dell'Incubo: Paola Barbato. Per l'occasione, la scrittrice lombarda riesuma una figura secondaria dai lei introdotta nel lontano Anime prigioniere (Dylan Dog 292, gennaio 2011), l'Ispettore Gorman, riadattandola alla perfezione secondo le attuali esigenze della vicenda e operandovi un restyling decisamente interessante e funzionale al nuovo corso.

Nessuno è innocente è il grande palcoscenico su cui ha luogo un atto clamoroso della saga dell'Old Boy, in cui ogni personaggio è chiamato a recitare un ruolo inusuale - per natura o per carattere - e dove i comprimari, come di rado accade nelle storie di Dylan Dog, occupano il centro della scena.

Dylan Dog 380: Nessuno è innocente, anteprima 02

Il soggetto è di sicuro impatto e squisitamente poliziesco, un giallo propedeutico all'horror, nonché un tassello fondamentale della road map verso l'atteso, terrificante evento sopracitato. La Barbato dà sfoggio del suo talento navigato di scrittrice di romanzi crime e intesse una trama variegata, insaporita dalla condotta spiazzante di Carpenter e soprattuto della sua assistente Rania.

Entrambi emergono non solo dal punto di vista narrativo ma anche grafico: massiccio e tosto il primo, esuberante e spigolosa – forse troppo – la seconda. Esteticamente, sono espressione del disegnatore responsabile delle illustrazioni di questo fumetto: Franco Saudelli, attraverso il proprio tratto inconfondibile, intenso ma non realistico, testimonia di essere in assoluta sintonia con i toni e l'essenza della storia, fondata sul paradosso e giocata non poco sull'ironia.

Siamo sicuri che Dylan Dog 380 si segnalerà, nel suo complesso, come un episodio imprescindibile e cardinale in rapporto agli sviluppi futuri della serie regolare; altresì, dividerà i fan della creatura di Tiziano Sclavi tra entusiasti e insoddisfatti, e in ciò avrà evidenza di aver colto nel segno.

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