Dylan Dog 378: Dormire, forse sognare, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 378: Dormire, forse sognare, di Gigi Simeoni e Giovanni Freghieri

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Dylan Dog 378: Dormire, forse sognare, anteprima 01

Con Dormire, forse sognare, Gigi Simeoni e Giovanni Freghieri portano in edicola un numero di Dylan Dog strettamente legato alla tradizione dell'indagine dura e cruda mediante l'utilizzo ben dosato degli elementi soprannaturali.

Mai come in questo caso, il Nostro non è vittima degli eventi ma attore protagonista di una vicenda straziante che lega la vita (e la morte) di due famiglie. Coadiuvato da Bloch, come tante volte in passato, l'Indagatore dell'incubo mette insieme i piccoli indizi disseminati all'interno della storia senza illuminazioni da deus ex machina che gli permettano di risolvere il caso.

Questa struttura, sicuramente più vicina al giallo che all'horror, risulta godibile sia sotto il profilo della vicenda narrata sia dal punto di vista dei disegni proposti. In questa storia, Dylan non si innamora di nessuna donna, né sembra essere particolarmente appassionato al caso fin dall'inizio: tutto accade con naturalezza, in modo tanto spontaneo quanto credibile.

Gigi Simeoni si prende il giusto tempo per mettere le carte in tavola, senza alcuna fretta di spiegare ogni cosa. Sparge piccoli dettagli tra le tavole, lasciando che il protagonista, con il passare del tempo, possa iniziare a porsi le giuste domande per capire quale strada prendere di volta in volta.

Come da tradizione del personaggio, la vicenda narrata è anche un'occasione per fare un po' di considerazioni sulla società. Nel primo caso sono due gli aspetti che fanno sorridere il lettore: Groucho che pensa di aver risolto in modo geniale il caso con una sua intuizione, assolutamente sconnessa dal resto (cosa che, in passato, è spesso avvenuta), e il dialogo con Bloch che richiama la struttura delle storie di Sherlock Holmes e Watson, con Dylan che sorride quando viene identificato come il secondo.

Dylan Dog 378: Dormire, forse sognare, anteprima 02

La critica sociale, invece, sta nelle piccole battute dei comprimari, i quali agiscono secondo stereotipi sociali: la signora anziana che fa i complimenti al giovane fusto, quelli che svolgono un "lavoro vero" e che guardano male chi ha un mestiere differente, e la vicenda legata agli animalisti (con particolare attenzione allo storico legame tra Dylan e i cani) sono tutte piccole finestre sulla società attuale che ricordano al lettore che il mondo in cui Dylan Dog agisce è quello reale.

Il finale stesso della storia aiuta a tendere quel filo rosso su cui viaggiano le varie interazioni con i comprimari, denunciando un perbenismo e un'omertà di fondo tanto incancrenita quanto dannosa.

I disegni di Giovanni Freghieri sono assolutamente all'altezza delle sue precedenti opere, con le parti oniriche e magiche sempre in bilico tra il reale e la fiaba. La bellezza del tratto, l'espressività dei volti e la qualità di ogni singola vignetta rendono onore alla storia editoriale della testata. In un racconto in cui la componente del sogno e quella fanciullesca viaggiano di pari passo, i disegni di Freghieri sono struggenti, in particolare nella risoluzione finale.

Il titolo dell'albo, che cita l'Amleto di Shakespeare, sottolinea ancora di più il legame tra sonno e veglia. In un intreccio in cui il confine tra i due regni fa porre domande sull'esistenza dei fantasmi (anch'essi elemento tradizionale di Dylan Dog) e su come questi influenzino i vivi, la copertina di Gigi Cavenago è la summa del modo in cui gli autori utilizzano queste presenze, molto simile allo stile di Tiziano Sclavi, fuso con il tema dell'infanzia particolarmente caro a Gigi Simeoni.

Dormire, forse sognare: ah, c'é l'ostacolo,

perchè in quel sogno di morte

il pensiero dei sogni che possano venire,

quando ci saremo staccati dal tumulto della vita,

ci rende esistanti.

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