Dylan Dog 376: Graphic horror novel - Il sequel, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 376: Graphic horror novel - Il sequel, di Cajelli e Ripoli

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Dylan Dog 376: Graphic Horror Novel - il sequel, anteprima 01

Uno dei cliché su cui si basano diverse storie di Dylan Dog è l'avventura in bilico tra realtà e fantasia. In Graphic horror novel - Il sequel, questo equilibrio precario è senza dubbio la spina dorsale della storia scritta da Diego Cajelli e disegnata da Francesco Ripoli.

Pur presentandosi con un riferimento chiaro a Graphic horror novel, opera di Ratigher, Bacilieri, Montanari & Grassani, questo albo dell'Indagatore dell'Incubo viaggia su binari molto diversi, conservando dal suo predecessore esclusivamente il riferimento diretto al dietro le quinte del mondo Fumetto.

La storia, infatti, nel suo essere strutturata come critica a un determinato tipo di autore (non solo di fumetti) e di individuo legato al mondo della creatività, sembra essere un lungo messaggio metatestuale diretto a chi lavora in questo universo, seppur comprensibile su più livelli di lettura.

Trattando di lavoro creativo, è impossibile non parlare di chi questa creatività tenti di rubarla o di chi si senta costantemente perseguitato da sfortuna e raccomandazioni (per gli altri), con tutte le dinamiche sociali del caso; per questo motivo, la storia scritta da Cajelli, a differenza di tante altre, probabilmente risulterà fruibile del tutto solo a chi conosce almeno un po' i retroscena legati ad autori ed editori del mondo composto da nuvole e strisce, scivolando almeno in parte nell'autoreferenzialità.

Dylan Dog 376: Graphic Horror Novel - il sequel, anteprima 02

L'autore che tiene l'opera della vita nel cassetto e il mondo cattivo che non riesce a valorizzarlo per la sua arte, limitandosi a sottrargliela sono lo specchio di un'insicurezza di fondo che contraddistingue molti creativi ma, allo stesso tempo, tutto ciò potrebbe interessare solo in parte al lettore medio della testata.

Il problema dell'albo è tangibile: nonostante Cajelli abbia abituato i suoi lettori a una complessità della narrazione assolutamente controllata e incanalata verso la buona riuscita del prodotto, in questo caso il risultato finale è davvero poco potente e distintivo per i suoi standard; il passaggio tra reale e "altro", il finale della storia e l'inserimento dei riferimenti all'industria fanno un po' scricchiolare la magia della lettura, fattore che, trattandosi di una storia di Dylan Dog, resta fondamentale per restare immersi nella vicenda.

Se la storia può non convincere appieno, i disegni di Francesco Ripoli rendono le tavole certamente degne di nota, soprattutto quelle più esplosive, slegate dal reale: l'orrore passa soprattutto dalla sua atmosfera piuttosto che dallo svolgersi vero e proprio della narrazione.

Graphic horror novel - Il sequel ci è parso dunque uno dei tanti (tantissimi) albi di media qualità della testata, un risultato sicuramente non all'altezza delle aspettative e dell'ideale predecessore.

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