Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità, la recensione

Abbiamo recensito il numero 374 di Dylan Dog: La fine dell'oscurità, di Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci

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Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità, anteprima 02Dylan Dog è un prodotto atipico, da sempre. Nonostante si tratti di un mensile da edicola edito da Sergio Bonelli Editore, nave maestra delle case editrici italiane, ha sempre proposto contenuti che, pur nascendo dalla cultura pop, vanno a mettere in luce aspetti della stessa che talvolta diventano riferimenti di nicchia.

La fine dell'oscurità, Dylan Dog numero 374 della serie regolare (proposto a Lucca Comics & Games con una variant letteralmente da urlo), prende questa peculiarità del personaggio e la rende cardine della narrazione proponendo una guerra tra cultura e controcultura. Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci pescano a piene mani dal male che tanto ha suscitato la curiosità dei seguaci dell'horror lovecraftiano, tessendo un intreccio caratterizzato da un'estetica generalmente associata ai Grandi Antichi: ricca di simboli e livelli di lettura nascosti, rappresenta il percorso da seguire per sviscerare al meglio i contenuti dell'albo.

Come dichiarato dallo stesso Uzzeo, uno dei principali riferimenti su cui è fondata la narrazione di questa storia è la canzone God, di John Lennon, con cui l'ex Beatles saluta idealmente le menzogne del mondo esoterico a cui spesso è stato accostato il quartetto di Liverpool per abbracciare la verità di quello spirituale, sviluppato nella relazione con Yoko Ono.

La storia si apre con Dylan che sul suo diario racconta l'avvento dell'Apocalisse, giunta in modo improvviso. Prima i complottisti smisero definitivamente di distinguere la verità dalla menzogna, poi i Figli di Aletheia (dal greco: "rivelazione", "verità") hanno compiuto stragi di massa (smentite dai negazionisti) e, infine, un'entità divina distrugge Londra con catastrofi simultanee, richiamando a sé il popolo attraverso dei fili che connettono i corpi umani al cielo.

Questi collegamenti culminano in quello che sembra essere il volto dell'Apocalisse stessa: un'insieme di mani che spuntano dalle nuvole, con un enorme occhio spalancato al centro di quella che sembra essere il cuore dell'intera entità. La Mano di Fatima, onniscente e onnipotente, impone il suo giudizio sul popolo senza che esso possa fare appello, imponendo la sua presenza tra i mortali con un enorme grattacielo. In questo caos, Dylan e Groucho incontrano gli altri due personaggi cardine della storia: Hope (compagna di Dylan, forse un riferimento ad Ucronìa, numero 240 della serie regolare), e il Pazzo, apparentemente un profeta della stessa Aletheia.

Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità, anteprima 01Andando oltre i contenuti esoterici, la struttura della storia in sé è quella di una classica vicenda dell'Indagatore dell'Incubo. La narrazione, però, viene resa unica da due fattori fondamentali: la potenza visiva dei disegni di Santucci, con il bianco che spunta dal nero, graffiandosi e sanguinando; e il ritratto della società vista dagli occhi di Uzzeo che, senza pietà, mostra le conseguenze fisiche della violenza verbale portata all'estremo. La gente parla e decide quale sia la verità, costruendo le proprie opinioni masticando (male) quelle altrui. La verità è indistintamente su Internet e sulla bocca degli ignoranti, capaci di compiere atrocità senza fine con la naturalezza propria dei gesti quotidiani.

Sotto il profilo visivo, la realtà è scissa in due dimensioni che si fondono tra loro, utilizzando la narrazione del diario come ponte tra luoghi e tempi diversi. Ogni individuo, in definitiva, vive nella realtà figlia della verità che ha scelto per sé stesso. Il grattacielo spinato, la verticale ascesa verso il cielo in una Babele di follia e il pentacolo rovesciato, rappresentano l'inizio della Passione di Dylan, che si fa forza per iniziare un'anabasi molto impegnativa verso la conoscenza dell'apparentemente unica verità condivisa, tanto assoluta quanto dolorosa.

Il climax, diversamente da quanto accade di solito, si prende un numero di tavole più ampio per esprimere il fulcro della storia. Le tavole esplodono, letteralmente, slegando del tutto la narrazione dal piano realistico. L'uomo e la divinità si scontrano sullo stesso terreno, dove i rispettivi giochi di potere sono tutt'altro che scontati, con dialoghi che sfondano la quarta parete più volte, fino a una chiusura che, a suo modo, riprende un cliché parte dello spirito del personaggio.

Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità può apparire come un albo lontano dalla narrazione tipica della serie, ma se si scava oltre la mitologia e l'esoterismo, si scopre una struttura assolutamente canonica del personaggio. Dopo la sua pubblicazione, questa storia ha suscitato numerose proteste da parte di una frangia di lettori, perché con i suoi contenuti si scaglia con decisione contro una determinata tipologia d'individuo che, a quanto pare, è davvero molto diffusa. Uzzeo e Santucci non solo non la mandano a dire, ma riescono nell'arduo compito di raccontare un contenuto nuovo in uno schema ben conosciuto risultando, a conti fatti, tutto fuorché lontani dal personaggio e dal suo spirito.

Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità, copertina variant di Angelo Stano

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