Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità, la recensione
Abbiamo recensito il numero 374 di Dylan Dog: La fine dell'oscurità, di Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci
La fine dell'oscurità, Dylan Dog numero 374 della serie regolare (proposto a Lucca Comics & Games con una variant letteralmente da urlo), prende questa peculiarità del personaggio e la rende cardine della narrazione proponendo una guerra tra cultura e controcultura. Mauro Uzzeo e Giorgio Santucci pescano a piene mani dal male che tanto ha suscitato la curiosità dei seguaci dell'horror lovecraftiano, tessendo un intreccio caratterizzato da un'estetica generalmente associata ai Grandi Antichi: ricca di simboli e livelli di lettura nascosti, rappresenta il percorso da seguire per sviscerare al meglio i contenuti dell'albo.
La storia si apre con Dylan che sul suo diario racconta l'avvento dell'Apocalisse, giunta in modo improvviso. Prima i complottisti smisero definitivamente di distinguere la verità dalla menzogna, poi i Figli di Aletheia (dal greco: "rivelazione", "verità") hanno compiuto stragi di massa (smentite dai negazionisti) e, infine, un'entità divina distrugge Londra con catastrofi simultanee, richiamando a sé il popolo attraverso dei fili che connettono i corpi umani al cielo.
Andando oltre i contenuti esoterici, la struttura della storia in sé è quella di una classica vicenda dell'Indagatore dell'Incubo. La narrazione, però, viene resa unica da due fattori fondamentali: la potenza visiva dei disegni di Santucci, con il bianco che spunta dal nero, graffiandosi e sanguinando; e il ritratto della società vista dagli occhi di Uzzeo che, senza pietà, mostra le conseguenze fisiche della violenza verbale portata all'estremo. La gente parla e decide quale sia la verità, costruendo le proprie opinioni masticando (male) quelle altrui. La verità è indistintamente su Internet e sulla bocca degli ignoranti, capaci di compiere atrocità senza fine con la naturalezza propria dei gesti quotidiani.
Sotto il profilo visivo, la realtà è scissa in due dimensioni che si fondono tra loro, utilizzando la narrazione del diario come ponte tra luoghi e tempi diversi. Ogni individuo, in definitiva, vive nella realtà figlia della verità che ha scelto per sé stesso. Il grattacielo spinato, la verticale ascesa verso il cielo in una Babele di follia e il pentacolo rovesciato, rappresentano l'inizio della Passione di Dylan, che si fa forza per iniziare un'anabasi molto impegnativa verso la conoscenza dell'apparentemente unica verità condivisa, tanto assoluta quanto dolorosa.
Il climax, diversamente da quanto accade di solito, si prende un numero di tavole più ampio per esprimere il fulcro della storia. Le tavole esplodono, letteralmente, slegando del tutto la narrazione dal piano realistico. L'uomo e la divinità si scontrano sullo stesso terreno, dove i rispettivi giochi di potere sono tutt'altro che scontati, con dialoghi che sfondano la quarta parete più volte, fino a una chiusura che, a suo modo, riprende un cliché parte dello spirito del personaggio.
Dylan Dog 374: La fine dell'oscurità può apparire come un albo lontano dalla narrazione tipica della serie, ma se si scava oltre la mitologia e l'esoterismo, si scopre una struttura assolutamente canonica del personaggio. Dopo la sua pubblicazione, questa storia ha suscitato numerose proteste da parte di una frangia di lettori, perché con i suoi contenuti si scaglia con decisione contro una determinata tipologia d'individuo che, a quanto pare, è davvero molto diffusa. Uzzeo e Santucci non solo non la mandano a dire, ma riescono nell'arduo compito di raccontare un contenuto nuovo in uno schema ben conosciuto risultando, a conti fatti, tutto fuorché lontani dal personaggio e dal suo spirito.