Dylan Dog 373: La fiamma, la recensione
Dylan Dog 373: La fiamma è firmato dagli stessi autori di Don Zauker e Nirvana: I Paguri
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Londra brucia: così inizia La fiamma. La capitale inglese viene sfigurata da masse di manifestanti in rivolta per l'ampliamento di una discarica in un quartiere periferico. Gli scontri con i tutori dell'ordine pubblico sono massicci, brutali e non risparmiano il nostro Old Boy: Alev, una focosa e combattiva attivista, è infatti la "fidanzata del momento", e trascina inevitabilmente il Nostro nel mezzo della sommossa cittadina.
La qualità dei testi e dei disegni, come in un processo induttivo, astrae il soggetto dal particolare elevandolo a lucida metafora dei tempi moderni. Tiene banco la nuova lotta di classe contro i cosiddetti poteri forti che dominano la finanza, la politica e che hanno come unico obbiettivo il profitto senza compromessi, noncuranti dei dissesti economici, sociali e ambientali in tutto il globo.
Se Dylan Dog, come nella concezione del suo creatore Tiziano Sclavi e del suo attuale curatore Roberto Recchioni, deve sollevare dubbi e domande, questo albo è il migliore di tutto il nuovo corso: una sintesi perfetta dell'impegno civile e della bravura nel fare Fumetto di Emiliano Pagani e Daniele Caluri.