Dylan Dog 371: Arriva il Dampyr, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 371: Arriva il Dampyr, primo capitolo del crossover Bonelli
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
È un vero e proprio crossover tra l'Old Boy e il Figlio del Diavolo, una formula tipica e molto apprezzata nel Fumetto americano e assolutamente inedita per la casa editrice milanese. Per chi non fosse avvezzo al termine inglese, stiamo parlando dell'incontro tra due importanti personaggi riuniti per un racconto pubblicato in sequenza su entrambe le serie regolare a loro dedicate.
Entrambi i mensili hanno una doppia copertina componibile, e nel caso di Dylan è stata ovviamente realizzata da Gigi Cavenago. Il racconto è invece firmato ai testi da Roberto Recchioni, editor e prima penna a Craven Road n. 7, insieme a Giulio Antonio Gualtieri, all'esordio sulla testata ammiraglia. I disegni sono di un veterano del calibro di Daniele Bigliardo, autore di una prova strepitosa.
I due scrittori romani intessono un intreccio molto affascinante e coinvolgente e, in concertazione con l'esperto in materia Boselli, dipingono un essere terrificante ispirato al semi-leggendario re vichingo Ragnarr Loðbrók.
Nella partita gioca poi un ruolo cruciale anche la nemesi di Dylan del nuovo corso, John Ghost, a cui viene concesso spazio e presenza scenica come mai prima d'ora, arricchendo l'intrigo e rendendolo irresistibile.
Recchioni, ideatore del soggetto, offre una delle sue performance più ispirate calibrando con mestiere e sapienza il peso di tutti gli attori sul palco, mentre al fianco di Gualtieri in fase di sceneggiatura ne sottolinea con maestria le specifiche caratteristiche, accostando la fragilità e l'inadeguatezza del suo antieroe alla determinazione e alla potenza dei campioni creati da Boselli e Mauro Colombo. Irresistibile risulta anche Groucho, in grande spolvero e complemento comico ideale, nella sua estemporaneità, a figure concrete come Kurjak e Tesla.
Le matite di Bigliardo, come già accennato, ci regalano tavole caratterizzate da una tecnica e una bravura straordinarie. L'artista opta per un tratto maggiormente sporco, meno luminoso rispetto al suo precedente episodio, Al servizio del caos (Dylan Dog 341), confezionato in coppia con Angelo Stano.
Qui il talento napoletano utilizza varie tonalità di grigio senza abbandonare quasi mai le campiture al solo bianco, con una cura e un effetto finale di luci e ombre che esalti la profondità e il realismo delle illustrazioni.
Dylan Dog 371 è dunque un capitolo essenziale per tutti i fan del geniale personaggio di Tiziano Sclavi, non solo dal punto di vista storico ma anche dei contenuti, e risulta irrinunciabile per i lettori che amano Dampyr.
Per chi non lo conoscesse è l'occasione per scoprire un altro eminente inquilino di via Buonarroti 38, più giovane editorialmente ma - sin dai primi anni 2000 - sinonimo di un prodotto di eccellente qualità.