Dylan Dog 365: Cronodramma, la recensione
Dylan Dog 365: Cronodramma è un divertissement spazio-temporale firmato da Carlo Ambrosini e Werther Dell'Edera
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il senso intrinseco della storia è catturato ancora una volta con grande impatto visivo dalla copertina di Gigi Cavenago: è una vera esplosione cromatica di citazioni, dalla pittura alla musica, con al centro Dylan che omaggia uno dei fotogrammi più celebri del cinema comico muto.
Non appena saliamo a bordo del maggiolone alla volta della dimora della facoltosa cliente, con un clamoroso stacco la sceneggiatura ci riporta nell'appartamento di Craven Road 7: l'Old Boy è ancora al suo interno, perseguitato da una terribile emicrania. A giudicare dalle prime battute e dai successivi dettagli dell'ambientazione, tuttavia, qualcosa non torna e lo stesso protagonista ne è conscio, apparendo confuso almeno quanto il lettore.
Il finale evoca - è il caso di dirlo per le sue macchinazioni - due comprimari molto cari ad Ambrosini: il primo è stato introdotto nell'albo da lui interamente realizzato che ha battezzato il nuovo corso, Una nuova vita (Dylan Dog 325); il secondo, ben noto ai fan di lunga data, fu da lui stesso disegnato su testi di Sclavi in Inferni (Dylan Dog 46), e successivamente richiamato nel suo Il guardiano della memoria (Dylan Dog 108).
Il, o meglio, i Groucho di Ambrosini sono ancora una volta irresistibili, a conferma che l'autore resta una delle penne più ispirate e capaci nel muovere e caratterizzare l'assistente dell'Old Boy.
Il divertissement non sarebbe tale senza l'apporto fondamentale alle matite di Werther Dell'Edera, responsabile - grazie al suo stile così riconoscibile e differente da quello di Ambrosini - del contrasto che è parte del meccanismo alla base dell'intero episodio, sintetizzato magistralmente dalla tavola di pagina 83.