Dylan Dog 358: Il prezzo della carne, la recensione

Dylan Dog 358: Il prezzo della carne, di Fabrizio Accatino e Roberto Rinaldi, è un albo che vi torcerà lo stomaco e vi afferrerà per la gola...

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Nel nuovo numero di Dylan Dog ci spostiamo da Londra nel Kent, seguendo l'Indagatore dell'Incubo a sud-est della capitale inglese, dove un'imbarcazione di pescatori ritrova in mare il cadavere decapitato di una ragazza sepolta molto tempo prima. Il padre la identifica immediatamente, ma la polizia locale rifiuta la sconcertante verità, evitando così una doverosa autopsia. Dylan si appassiona al caso leggendo la notizia riportata dai giornali, ma, non trovando sostegno neanche nel vecchio amico Bloch, che non sembra dare più di tanto peso alla faccenda, decide di recarsi nella nota contea britannica per investigare di persona.

Il segreto terrificante che si nasconde in ciò che appare all'inizio solo un noir dalle tinte fosche, comincia a dipanarsi solo dopo una trentina di pagine. Il prezzo della carne è la denuncia di una società perversa e depravata che fa del perbenismo una bandiera dentro cui avvolgersi per poi abbandonarsi ai vizi più ripugnanti, alle azioni più turpi. Quella qui raccontata è una vicenda che torce lo stomaco, che aggredisce alla gola.

Al realismo del precedente Vietato ai minori, Fabrizio Accatino preferisce una rappresentazione dal sapore allegorico, ma assai allusivo. Ogni cosa ha un prezzo e l'essere umano, vivo o morto che sia, è una merce come le atre, solo più pregiata e ricercata. È questa una storia di corpi calpestati, dissacrati, deformati e snaturati in nome del dio denaro e della dea lussuria. Saranno anche pagine di evasione, sì, ma non di svago. Chi ama l'inquilino di Craven Road 7 lo sa bene e si aspetta un brivido che non lo diverta solamente, ma che lo colpisca: un fumetto che talvolta lo metta anche a disagio o addirittura ferisca la sua sensibilità.

Il tratto carico e ficcante di Roberto Rinaldi, costruito su un preciso gioco di bianchi e neri, preferisce alle sfumature elaborati contrasti, la predominanza di una sull'altra tinta in funzione di un'atmosfera più distesa e cupa, fino alla tenebra del genere horror.

Il rilancio voluto da Sergio Bonelli Editore e guidato da Roberto Recchioni, non ci stancheremo mai di ripeterlo, continua a dimostrare un'attenzione particolare ai gusti del pubblico e a centrare uno dopo l'altro gli obbiettivi dichiarati sin dalla svolta, offrendo ogni mese qualità e creatività.

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