Dylan Dog 356: La macchina umana, la recensione
Dylan Dog 356: La macchina umana è una straordinaria trasposizione romanzesca dell'attuale condizione lavorativa del dipendete italiano
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Non ci stancheremo mai di sottolineare quanto il nuovo corso di Dylan Dog, voluto da Sergio Bonelli Editore e guidato da Roberto Recchioni, abbia rinnovato nella tradizione la creatura di Tiziano Sclavi, proponendo un prodotto moderno e di qualità.
Ritroviamo inspiegabilmente il protagonista tra le fila degli impiegati di una delle società appartenenti al suo acerrimo nemico della fase 2.0, colui che ha preso il posto di Xabaras: John Ghost. La Daydream, i suoi dirigenti e i suoi dipendenti, rappresentano la versione più esasperata ma drammaticamente reale della azienda tipo italiana.
Ma anche la vittima, il ceto medio, sempre meno medio e più terra terra, è complice di un sistema perverso che ha contribuito ad alimentare. C'è il caporeparto insensibile, il collega opportunista e il vicino di scrivania incapace di reagire a ogni sopruso; in ognuno di loro ritroviamo noi stessi, le nostre debolezze, il nostro meschino egoismo nel difendere il piccolo orto che ci siamo costruiti a fatica.
Il fumetto, disegnato alla sua prima apparizione sulla testata regolare da Fabrizio De Tommaso, ha lo stile graffiante ed essenziale necessario per un tema del genere. Il suo Groucho è iconico e al contempo personale. L'assistente di Dylan ricopre un ruolo da vero comprimario, come non si vedeva da tempo. Non è solo irresistibile, con alcune battute indimenticabili, ma diventa quasi la voce di una coscienza che incarna un sentire comune e diventa specchio e monito dei tempi:
Come crescono in fretta! Un attimo prima sono giovani pieni di sogni e speranza che faticosamente si alzano in piedi per camminare nel mondo--- L'attimo dopo sono uomini adulti che strisciano sulle spalle per scappare dal mondo!
Qual è lo scopo della vita? Diventare più umani o produrre di più?
C'è una risposta, un lieto fine? Questo episodio vi illuderà e confonderà come mai prima d'ora. È solo un sogno? O l'incubo va avanti? Per gran parte dei giovani assunti e per molti dei lavoratori di oggi, sembra essere la seconda domanda quella più opportuna.
In questo episodio, Dylan Dog è sontuosamente calato nel presente, nel nostro tessuto sociale, tanto che lo capirete e lo sentirete come un pugno allo stomaco.