Dylan Dog 353: Il generale inquisitore, la recensione

Con il numero 353 della testata regolare, Il generale inquisitore, il 2016 di Dylan Dog si apre così come si era chiuso l'anno precedente: all'insegna della qualità

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Come il numero precedente, anche Dylan Dog 353 (in edicola da giovedì 28 gennaio) vede il ritorno sulla testata regolare dopo qualche anno di uno scrittore apprezzato: Fabrizio Accatino firma soggetto e sceneggiatura di questo brossurato dopo L'assassino della porta accanto nel 2012, disegnato da Sergio Gerasi. Alle matite abbiamo invece un esordio: Luca Casalanguida, artista della Sergio Bonelli Editore ben noto ai lettori di Lukas.

Il frutto del team creativo appena presentatovi è Il generale inquisitore, che si rifà al cult di Michael Reeves Witchfinder General (Il grande inquisitore, Gran Bretagna, 1968). La pellicola a sua volta si ispira allo spietato cacciatore di streghe Matthew Hopkins, personaggio realmente vissuto in Inghilterra durante la guerra civile del XVII secolo. Il lungometraggio tuttavia, non è solo lo spunto per la storia, ne diventa quasi un comprimario. Come in esso realtà e finzione si mescolano, lo stesso accade nelle tavole dell'albo. La sua visione in sala, il giorno di San Valentino, è la causa della lite tra il protagonista e la fidanzata di turno, che detesta il genere horror e accusa Dylan di egoismo. Rimasto come sempre solo, il Nostro si imbatte in uno degli attori principali del film, Ian Ogilvy, ne fa conoscenza dimostrandosi un suo fan e si appassiona al racconto su Reeves, morto forse suicida a soli 25 anni, pochi mesi dopo l'uscita de Il grande inquisitore.

L'Indagatore dell'Incubo inizia dunque una ricerca ostinata di qualche traccia del misterioso James Trevanian, uno strano produttore alquanto sinistro, che ricorda nel nome John Trevelyan, il censore che colpì pesantemente l'ultimo lavoro cinematografico del regista. L'uomo potrebbe essere legato direttamente al triste destino di Reeves. Non fraintendiamoci, non stiamo parlando di un compìto cold case. La stregoneria o meglio la sua demonizzazione, la persecuzione e la violenza perpetrata su donne innocenti, sono il piatto forte della vicenda che non risparmia vignette strazianti. E la follia... la follia imprevedibile e insondabile dell'essere umano che scatena la paura più profonda, è il filo conduttore della trama, marchio di fabbrica della creatura di Tiziano Sclavi.

Il grande inquisitore è un fumetto denso, duro, che contiene e offre un'infinità di spunti. È un omaggio originalissimo a Reeves, dove è magistrale la gestione della complessa rielaborazione fantastica e storica dei fatti, così come quella dei non pochi spazi concessi a uno straripante Groucho. Non si interpreta graficamente con facilità uno script del genere. Allora pari riconoscimenti vanno a Luca Casalanguida, che oltre a fornirci un iconico Dylan Dog, si muove liberamente con il suo stile su una varietà incredibile di situazioni e dettagli, dimostrando un controllo della tecnica esemplare. Il 2016 per la seconda collana di casa Bonelli, si apre così come si era chiuso l'anno precedente: all'insegna della qualità.

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