Dylan Dog 352: La calligrafia del dolore, la recensione

La calligrafia del dolore chiude egregiamente con l'ennesima ragguardevole prova di valore un 2015 di assoluta qualità per la testata ammiraglia dedicata a Dylan Dog

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Una vecchia fiamma del protagonista, Diane, acquista la splendida magione di Mooncaster Manor, appartenuta in precedenza a un nobile decaduto e l'Old Boy viene invitato dalla sua ex alla festa di inaugurazione della tenuta. La donna non è solo ancora invaghita di lui ma preoccupata da un atmosfera sinistra, maligna, che aleggia tra le immense sale dell'edificio. L'Indagatore dell'Incubo accetta il caso, si ferma a trascorrere la notte nella sfarzosa dimora e per poco non viene sgozzato. Inizia dunque a investigare seriamente sull'accaduto e viene contattato dall'avvenente Anne, che gestisce un'officina con altri tre soci. Anche in questo caso si scatena un terribile disgrazia. Qual è il diabolico legame che accomuna le due tragedie?

Andrea Cavaletto torna sulla testata regolare di Dylan Dog dopo due anni e il pregevole albo I sonnambuli, disegnato da Luca Dell'Uomo. Ancora una volta lo scrittore torinese intesse una trama articolata, ben edificata su piccoli indizi che sfidano il lettore e lo invitano ad addentrarsi in un racconto sempre più intrigante, cadenzato da colpi di scena decisamente cruenti che danno a questo noir sovrannaturale un sana dose di splatter. Se Cavaletto firma soggetto e sceneggiatura, la parte grafica del fumetto è invece il frutto della collaborazione di un team variegato di autori ma capace di un risultato omogeneo e ficcante. Un veterano come Luigi Piccatto viene infatti affiancato da tre giovani talenti come Giulia Massaglia, Renato Riccio e Matteo Santaniello alla prima esperienza su di un numero della serie regolare.

Volendone estrarre e sintetizzare all'estremo il messaggio, la storia è una metafora sulla leggerezza di alcuni nostri atti che riteniamo scontati, dovuti, necessari. Appartengono a un protocollo, a regole sulle quali mai ci fermiamo a riflettere ne ci preoccupiamo di loro possibili conseguenze. L'orrore può nascere pure dall'avventatezza con cui compiamo azioni che, ingenuamente, crediamo non abbiano effetti. La calligrafia del dolore chiude egregiamente con l'ennesima ragguardevole prova di valore un 2015 di assoluta qualità per la testata ammiraglia dedicata al personaggio capolavoro, nato dal genio di Tiziano Sclavi, rinato grazie all'intuizione e al carattere di Roberto Recchioni e al supporto di Sergio Bonelli Editore.

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