Dylan Dog 347: Gli abbandonati, la recensione
Abbiamo recensito per voi Dylan Dog 347: Gli abbandonati, scritto da Paola Barbato e disegnato da Giampiero Casertano
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
È uscito solo da un mese l'eccellente …E cenere tornerai, illustrato da Raul e Gianluca Cestaro, da incasellare con Il cuore degli uomini di Roberto Recchioni e Piero Dall'Agnol tra gli albi più interessanti e qualitativamente alti di Dylan Dog (anche in rapporto con la produzione pre-fase 2.0). Ora, dopo soli 30 giorni, Paola Barbato torna in edicola con un'altra ottima prova, Gli abbandonati, al fianco di Giampiero Casertano.
I due amici partono così per una semplice indagine sulla scomparsa di una donna che non sembra avere nulla a che fare con eventi straordinari. In realtà il borgo nei pressi dell’aeroporto di Southend, nella contea dell'Essex, cela un mistero inquietante e fatti di cronaca del passato recuperati grazie al prezioso aiuto di Jenkins, parlano di sparizioni in circostanze misteriose di diverse persone.
Gli autori dell'albo sono due colonne di Sergio Bonelli Editore che hanno contribuito pesantemente al successo della creatura di Tiziano Sclavi e la loro lunga e solida intesa professionale ci ha abituato a grande versatilità sui diversi soggetti trattati. In questo caso sono la garanzia di un'ennesima buona storia, dal sapore classico, tipica dell'inquilino di Craven Road e alla vecchia maniera.
Il tratto di Casertano, di grande personalità, è immediatamente riconoscibile, unico nella caratterizzazione dei personaggi e nella loro esuberanza espressiva. La Barbato dal canto suo si dimostra una delle migliori sceneggiatrici italiane e indovina un episodio che farà felici i fan storici di Dylan Dog. Capace ormai di risorse creative pressoché infinite, ultimamente orientate particolarmente all'assurdo e all'irrazionale, la scrittrice lombarda sa palesemente plasmarle con un'invidiabile tecnica narrativa.