Dylan Dog 333: I Raminghi dell'Autunno, la recensione

Il circo è arrivato in città e Dylan Dog è costretto ad andarci per ritrovare Groucho...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Quando l'estate è ormai alle spalle, arrivano in città i carrozzoni del circo con a bordo acrobati, clown e freak pronti a esibirsi per il pubblico che affolla il loro tendone. Tra questi c'è anche Dylan Dog, per nulla entusiasta a causa della fobia del circo maturata fin dalla giovane età, ma deciso a rivedere Groucho, l'assistente che l'ha abbandonato ormai da anni per seguire la famiglia di girovaghi. L'indagatore dell'incubo si siede sugli spalti, le luci si accendono e gli spalti si riempiono, ma davanti ai suoi occhi passano in rassegna creature deformi, mentre cerca di capire quali fattezze abbia assunto il suo assistente battutista.
Il protagonista è solitario, spogliato dalla costante presenza di Groucho sembra aver perso parte della sua identità, al punto che arriva a raccontarsi freddure tra sé e sé per compensare l'assenza del suo compagno di vecchia data. La temporanea sparizione della spalla comica è un fattore inquietante, al quale si affianca la distruzione di due oggetti simbolo del personaggio, il veliero e il clarinetto: non è ben chiaro se si tratti di una visione, o se approfittando dell'occasione in vista della "Fase 2" della serie ci si sia liberati definitivamente di due zavorre che la serie si trascinava dietro da troppo tempo, una cosa che potremo constatare solo nei prossimi mesi.
I cambiamenti sono proprio uno dei temi di questa storia, con un Dylan Dog angosciato dalle mutazioni che passano davanti ai suoi occhi, dall'impotenza di fronte alle deformità a cui assiste; non c'è un indagine da risolvere, il mostro del mese da affrontare, ma un protagonista in preda ai dubbi e all'insicurezza, spettatore dell'insensatezza del mondo. Un racconto dalla struttura all'apparenza poco chiara nasconde in realtà diversi livelli di interpretazione e lascia al lettore la libertà di scoprire la chiave di lettura che preferisce.

I Raminghi dell'Autunno è uno dei migliori numeri di Dylan Dog di questi anni, ottimo sul fronte grafico e suggestivo per atmosfera e personaggi; Fabio Celoni si conferma non solo un disegnatore eccellente ma anche un valido autore completo, al punto che nasce il legittimo desiderio di vederlo alle prese con un universo narrativo interamente creato da lui.
L'annunciato aumento di prezzo di 30 centesimi che ha suscitato tanto scalpore tra molti fan (una cifra giustificata dai costi di produzione di un fumetto mensile) risulta meno doloroso in occasione di un numero simile, visto che il valore di un fumetto trascende l'oggetto materiale, per cui speriamo che corrisponda anche un aumento della qualità delle storie.
Episodi come questo fanno ben sperare per il nuovo corso dell'indagatore dell'incubo, ma non si può dare il merito di una buona storia all'incombente esordio della Fase 2; la dimostrazione è che periodicamente spuntano storie che spiccano sulla produzione media del mensile, dimostrazione che buoni autori riescono a tirare fuori buoni fumetti anche da un contesto datato. Ma chissà che i cambiamenti in arrivo non riescano a ispirare anche le menti meno illuminate, garantendo uno stile più graffiante e situazioni originali... Questo numero di certo è un ottimo esempio da seguire.

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