Dungeons & Dragons - L’onore dei ladri, la recensione
Senza originalità nella messa in scena ma con una scrittura capace di traghettare tutto il pubblico Dungeons & Dragons trova la sua unicità
La recensione di Dungeons & Dragons - L’onore dei ladri, il film in sala dal 29 marzo
Tutto parte da una prigione e si snoda attraverso scenari diversi alla ricerca di un oggetto magico che possa fare un miracolo. In omaggio al gioco di ruolo da cui tutto prende le mosse si creerà una compagnia di viaggio in cui ogni personaggio più che avere un carattere ha un ruolo, cioè ha una funzione e delle abilità che tornano utili, ma che poi il film è bravo a mettere in relazione. La compagnia quindi non funziona solo nelle sue azioni ma anche nelle sue interazioni: l’uomo sbruffone di cervello, la donna d’azione, il mago insicuro e la ragazza sveglia, più o meno questa la suddivisione a cui sì contrappone un ordine di maghi cattivi.
Sono doti di scrittura che i due avevano già mostrato, qui però è ancora più evidente di quanto non lo fosse in Game Night quanto siano bravi a trovare un senso e una dimensione per gli attori. La sfida era di quelle che richiede incantesimi e pozioni: far funzionare Chris Pine e Michelle Rodriguez tanto da renderli veri protagonisti. E ci sono riusciti. Hanno progettato spazi impeccabili per il carattere che più si addice ai due, trasformando anche loro in caratteristi e facendo di tutto il cast una banda di comprimari eletti a personaggi principali. Nessuno ha un vero e proprio arco, nessuno è protagonista della propria storia ma tutti, tutti insieme creano un’armonia che procede a gonfie vele dall’inizio alla fine.
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