Dune: Prophecy, la recensione: La nuova serie HBO getta le basi per una storia di ampio respiro e dal grande impatto emotivo
La recensione delle prime quattro puntate di Dune: Prophecy, serie targata HBO
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Farà il suo esordio il prossimo 18 novembre Dune: Prophecy, serie targata HBO che funge da prequel agli eventi narrati nelle due pellicole Dune, entrambe dirette da Denis Villeneuve. Le puntate saranno diffuse a cadenza settimanale su Sky e NOW.
Cos’è Dune?
Nel 1965, fa il suo esordio Dune, romanzo fantascientifico firmato da Frank Herbert; a questo primo capitolo, segue la pubblicazione di altri cinque libri che compongono la parte centrale della saga da cui sono stati tratti due adattamenti cinematografici: il primo, del 1984, diretto da David Lynch; il secondo, invece, è il già citato lavoro di Villeneuve, il cui debutto risale al 2021 (il secondo capitolo è del 2024).
Da cosa è tratto Dune: Prophecy?
Dopo la scomparsa di Herbert, il figlio Brian ha scritto altre storie ambientate nello stesso universo narrativo ideato dal padre; tra queste, troviamo Sisterhood of Dune (2012), romanzo realizzato insieme a Kevin J. Anderson. Stando alle dichiarazioni della showrunner Alison Schapker, oltre al titolo già citato, sono stati sfruttati altri due romanzi della saga (Mentats of Dune e Navigators of Dunementre) per tratteggiare la vicenda.
Qual è la trama di Dune: Prophecy?
Il serial è ambientato 10.000 anni prima della nascita di Paul Atreides (personaggio interpretato nei film da Timothée Chalamet); nello specifico, veniamo catapultati alla fine della Guerra delle Macchine. Da questo conflitto, la famiglia Harkonnen ne esce con le ossa rotte, accusati di codardia e, di conseguenza, banditi dall’Imperium. Valya (Emily Watson), una giovane discendente della casata, intraprende un viaggio che la porta a contatto con la Sorellanza: qua, viene accolta e presa sotto l’ala protettrice della Reverenda Madre Raquella.
L’azione si sposta trent’anni nel futuro, quando Valya ha preso il comando dell’ordine insieme alla sorella Tula (Olivia Williams): le due sono impegnate ad accrescere il potere della congrega influenzando i matrimoni tra i discendenti delle varie casate. Purtroppo, quello della figlia dell’Imperatore Javicco Corrino (Mark Strong), Ynez (Sarah-Sofie Boussnina), presenta più insidie del previsto, complice il ritorno del misterioso soldato Desmond Hart (Travis Fimmel), sopravvissuto a un agguato sul pianeta Arrakis.
È tempo, dunque, di fare la conoscenza della Sorellanza (gruppo dal quale nascono le Bene Gesserit), del loro rigido addestramento (fisico e mentale) e dei loro piani per controllare il destino dell’umanità. Non solo, perché capiremo le ragioni dietro l’odio degli Harkonnen verso gli Atreides.
La Sorellanza sopra ogni cosa
Cosa sareste disposti a fare per difendere l’onore della vostra casata? Questa è la domanda che lega come un filo rosso queste puntate. In particolare, seguiamo le gesta della giovane Valya, decisa a vendicarsi del torto e ridare alla sua famiglia il prestigio che da sempre appartiene loro. Determinata, machiavellica, risoluta, Valya si muove da un pianeta a un altro, senza perdersi mai d’animo; conosce i pregi e i difetti dei suoi avversari e la sua sicurezza vacilla solo davanti a Desmond, rivale deciso a cancellare ogni segno dell’ordine. Per realizzare tutto questo, la donna mette in atto un piano ad ampio respiro, in cui avvalersi di una nutrita schiera di accolite pronte a sacrificarsi per un ideale più grande. La Sorellanza, appunto.
In un modo o in un altro, il passato ci trova sempre
Non solo Valya, ma anche tutti gli altri protagonisti di questa epopea hanno un vissuto segnato da sofferenza e menzogne. E come ben presto comprendono, il passato si palesa sempre alla porta per chiedere di pagare un dazio. È questo uno degli aspetti che colpisce maggiormente, ovvero la capacità di saper costruire dei personaggi tridimensionali, ben caratterizzati, dalle tinte fosche, in grado di catturare l’attenzione e incuriosire l’avventore. Parole, amori, bugie, sesso, tradimenti e interessi: tutto si sussegue in un vortice di incertezza che non offre appigli ma lascia con tanti interrogativi. Riuscirà Javicco a mantenere l’equilibrio dell’Imperium e non disonorare l’eredità dei suoi avi? Quale tremendo segreto nasconde il volto ieratico di Hart e quali sono i suoi reali obiettivi? Di quali crimini si sono macchiate Valya e Tula per essere al comando della Sorellanza?
Per fare questo, le prime puntate non sono frenetiche ma si prendono tutto il tempo necessario per raccontare e gettare le basi per lo sviluppo di una storia corale dal grande impatto emotivo, che coinvolge lo spettatore e lo tiene incollato alla vicenda. Non è necessario aver visto i film per apprezzare l’affresco: anche lontano da Arrakis, la serie appassiona per le storie dei singoli personaggi, con i loro dilemmi interiori e le loro quotidiane rinunce.
L’ennesimo colpo vincente di HBO
Il cast stellare scelto dal network americano contribuisce a rendere la serie l’ennesimo bersaglio centrato. Su tutto colpisce il misticismo dello sguardo di Fimmel (già apprezzato in Vikings), la disperazione di Strong, la lucida determinazione della Watson o il timore della Williams: espressioni che si susseguono sul piccolo schermo e impreziosiscono la visione del prodotto. Dopo True Detective: Night Country, la seconda stagione di House of The Dragon e The Penguin, per HBO è il momento di raccogliere gli applausi per Dune: Prophecy e brindare a un 2024 di ottimi risultati.