Dune - Parte Due, la recensione
Concepire un film come Dune (la parte due come la parte uno) è la dimostrazione delle nuove maniere in cui oggi si può pensare un blockbuster
La recensione della Parte 2 di Dune, il film di fantascienza di Denis Villeneuve al cinema dal 28 febbraio
Nella seconda parte Dune (il film) continua a seguire fedelmente Dune (il primo romanzo della saga), l’eccezione maggiore è il ruolo della sorella del protagonista. Paul Atreides si è unito ai Fremen, il popolo indigeno di Arrakis tra i cui ranghi serpeggia il sospetto che lui sia il loro messia. La madre di Paul scala la gerarchia religiosa dei Fremen spingendo questa tesi e soffiando sulla parte ignorante della popolazione. Paul a un certo punto dovrà decidere se continuare a rifiutare di essere il loro messia (visto che le visioni che ha portano tutte a morte e distruzione) o accettarlo e guidare tutto quel popolo contro gli usurpatori del suo casato e quindi contro l’imperatore della galassia (scelto con ottimo casting davvero).
Le questioni che all’inizio del primo film erano degli adulti vengono quindi qui ereditate dai figli, preparando la strada per altri eventuali film del ciclo di Dune in cui le seconde generazioni portano avanti la lotta per il potere. Sul fondo c’è sempre la maniera in cui la religione funziona da manovratore occulto del potere, tirando le fila della politica. E in questo Villeneuve riesce anche a mantenere la contradditorietà del romanzo, con un protagonista nobile che va a vivere tra i popoli umili ma da loro è percepito subito come superiore, con una storia che condanna i fondamentalismi ma quando è il momento sa abbracciarne il potere salvifico e personaggi che sembrano divisi rigidamente in buoni e cattivi ma in realtà si dimostrano anche il contrario. Questa è la sua forza, la maniera in cui sa porre domande impreviste, sorrette da scelte visive che le imprimono col fuoco nella testa dello spettatore, come "Cosa c'è di vero nel potere religioso?" domandato attraverso l'immagine che abbina architetture da Alhambra al cinismo di una presa del potere.
Il rovescio della medaglia di tutto ciò è che in Dune (sia nella prima che nella seconda parte) le singole passioni e la partecipazione alle emozioni dei personaggi diventano poca cosa di fronte alle grandi questioni della storia, là dove un kolossal di uguale portata come Il Signore Degli Anelli faceva l’esatto contrario: metteva le questioni dei popoli e degli eserciti in una posizione di condimento alle vicende personalissime e ai contrasti struggenti dei personaggi. Questo film invece asseconda le dinamiche della storia dell’umanità e lo riconosciamo subito, in questo modo Villeneuve finisce l'opera di rifondazione del blockbuster americano, unendo in modi che nessuno aveva ancora fatto commercio e arte moderna. A prescindere dal suo successo o da eventuali sequel, dal suo apprezzamento critico o dalle fortune del suo regista, i due film di Dune mostrano qualcosa di nuovo e più complesso che può essere fatto con uno studio americano alle spalle. Sapendolo manovrare.
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