Due Come Noi 1, la recensione

Goen porta in Italia il manga Due Come Noi, con due attaccabrighe come protagonisti di una storia... con partenza diesel?

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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A metà degli anni '90, Yamato Video ha portato in Italia gli OAV di Due Come Noi, uno degli anime più divertenti del decennio in patria, grazie a un cast dall'enorme potenziale comico. La qualità dell'opera era indubbia, ma sfortunatamente nessuna casa editrice all'epoca sembrava voler pubblicare il manga di Hiroyuki Nishimori, con molte perplessità da parte degli appassionati che avevano amato la versione animata.
Goen inizia a proporre sul mercato italiano il fumetto a cadenza mensile, in fumetteria e in edicola, una mossa che denota una discreta dose di coraggio. Perché sfogliando il primo albo gli occhi del lettore casuale non incontrano un prodotto dall'aspetto che invoglia l'acquisto: i disegni sono piuttosto grezzi e l'ambientazione scolastica come palcoscenico di risse da cortile non sembra offrire molto di nuovo.
E forse, per certi aspetti è così. Ma come sa chi già ha potuto vedere l'anime, c'è qualcosa di più.

Takashi Mitsuhashi e Shinji Ito hanno deciso di dare una svolta brusca alla propria vita, cambiando drasticamente il proprio look: il primo esce dal parrucchiere con una scintillante permanente bionda, il secondo con un'alta e dritta capigliatura da porcospino. Nel rigido sistema scolastico giapponese scelte così trasgressive sono un modo diretto per comunicare il desiderio di andare contro le regole; in poco tempo i due ragazzi diventano teppisti temuti in tutta la scuola e grazie alla loro indole aggressiva riescono ad avere la meglio sulle precedenti bande del liceo. Un po' alla volta la loro fama si sparge in tutta la città e i teppisti delle scuole rivali un po' alla volta ingaggiano accese risse con Mitsuhashi e Ito...
La differenza tra i due protagonisti è evidente: Mitsuhashi è la testa matta della coppia, con atteggiamenti impulsivi e senza mai pensare alle conseguenze delle sue azioni, mentre Ito è più responsabile e in combattimento si comporta in modo leale senza utilizzare i mezzucci che adotta spesso il suo compagno..
Fa la sua comparsa già dal primo numero anche Katsuoshi Imai, capo  del liceo Beni, acerrimo rivale dei due protagonisti: la sua sfortuna lo rende spesso vittima delle angherie di Mitsuhashi, ma in più di un'occasione in futuro sarà costretto a collaborare con lui controvoglia.
Nonostante Due Come Noi sia uno shonen con una forte impronta mascolina, non manca un risvolto sentimentale, anche questo in grado di dare vita a siparietti umoristici: Ito si fidanza già in quest'albo con la dolce Kyoko Hayakawa, facendo assistere a Mitsuhashi (non altrettanto fortunato con le ragazze a causa del suo caratteraccio) a scene smielate che non ci si aspetterebbe di vedere da un teppista.

Il soggetto di partenza sembra abbastanza banale. E anche dal punto di visto grafico questo primo volume offre uno stile ancora abbastanza immaturo e che non si distingue dalle decine di manga che ogni mese possiamo trovare sugli scaffali.
Ma perché questo Due Come Noi allora dovrebbe meritarsi la nostra attenzione?
Chi ha visto l'anime non può aver dimenticato le potenzialità di un'opera simile, ma leggendo questo primo numero la versione a fumetti nel confronto ne esce sconfitta miseramente. Le scene a fumetti presenti negli OAV, in versione animata sono molto più efficaci, complice una regia e un montaggio che riescono a rendere meglio i tempi comici, rispetto all'impostazione della tavola e al rapporto tra disegno e testo imbastito su carta da Nishimori. Anche il character design dei personaggi e la loro espressività nell'anime era uno dei punti di forza dell'opera, ma nel primo numero del manga ne troviamo solo una versione annacquata.
Un confronto è inevitabile, ma forse è anche ingiusto. Si tratta pur sempre del primo numero di un fumetto che in Giappone è durato per quasi nove anni, quindi c'è un ampio margine di miglioramento... o almeno così speriamo, fiduciosi che possa essere raggiunta la qualità dell'adattamento animato. Anche la lunghezza del manga è un altro aspetto che ha richiesto coraggio a Goen: 38 tankobon significa più di 3 anni di pubblicazione mensile, un impegno non da poco che speriamo sarà portato a termine.
Questo primo albo come già ripetuto più volte non è un ottimo biglietto da visita per la serie e, un po' essendone consapevole e un po' per promuovere il manga, la casa editrice lo propone a un prezzo ridotto, come avverrà anche per i due volumi successivi... Confidiamo che la qualità migliori rapidamente, anche perché il fumetto ha da raccontarci molte storie che non sono ancora arrivate nel nostro Paese con gli OAV.

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