Ducktales (prima stagione): la recensione
Le nostre impressioni sulla prima stagione della serie animata Ducktales
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Proprio in questo caso è stato fatto un delicato lavoro di riadattamento dei caratteri. Spiccano in questo senso Qui, Quo e Qua. Nella serie originale, ma anche nel tradizionale fumetto disneyano, non c'è nulla a distinguerli se non i colori. L'interscambiabilità di queste figure classiche è ben esemplificata dal fatto che ognuno completa le frasi dell'altro, e che ogni caratteristica dei trigemini vale per ognuno di loro. Qui ci sono delle sfumature che li distinguono. Ad esempio, Qui è il più fedele alla vecchia caratterizzazione, si mette di meno nei guai, è più legato alle Giovani Marmotte. Qua è più attaccato alle cose materiali, e spesso dice bugie. Quo ama l'avventura, è quello più interessato al passato della propria famiglia, ed è lui a sviluppare il rapporto più stretto con Zio Paperone.
Sembra semplice, attribuire caratteristiche arbitrarie a dei personaggi, ma non lo è. Intanto perché stiamo parlando di personaggi classici e ben fissati nella mente di spettatori e lettori, e poi perché il rischio è quello di un trattamento troppo artificioso. All'indomani della fine di Ducktales, la Disney lanciava una nuova serie, intitolata Quack Pack. Qui, Quo e Qua venivano ridisegnati come meno bambini e più adolescenti, palesemente caricati da un look anni '90, che però non funzionava del tutto. Qui invece il tratto caratteriale è più tangibile, sincero, e in definitiva amabile. Ecco, l'amabilità immediata è una caratteristica dell'intera stagione, anche negli episodi meno ispirati.
L'umorismo è intelligente, piacevole, sinceramente valido su più livelli. Si va dai riferimenti all'opera di Barks o di Don Rosa a quelli a TaleSpin o Darkwing Duck, perfino alcune note familiari che ad un certo punto faranno sobbalzare i più grandi. Ma, come è logico, questa è una serie che rimane in primo luogo godibile anche per i più giovani. Ed non si può non citare il vero grande punto di riferimento animato della serie, che è Gravity Falls. L'adorabile serie di Alex Hirsh sembra essere il punto di riferimento costante nella costruzione dei rapporti centrali della storia. Quo e Gaia, nella loro ricerca incessante sul grande segreto della famiglia, sono ricalcati sui Dipper e Mable della serie, appassionati e infaticabili. Zio Paperone allora qui sarebbe il prozio Stanford, custode di un grave segreto. Non è un caso, in entrambi i casi la risposta sarà molto simile.
Ducktales è in tutto e per tutto un prodotto dei nostri tempi. Non può esimersi, nonostante la sua natura episodica, dal ragionare nel lungo termine, con un mistero e una trama orizzontale alla base di tutto. Perfino un cliffhanger che ci lascia con la voglia di vedere la seconda stagione. Più in generale, Ducktales contiene una grande lezione su come costruire un reboot valido. In questo periodo in cui i rifacimenti si moltiplicano e spesso vengono criticati fin da subito come inutili, la serie su Zio Paperone e la sua famiglia ci ricorda che il bello delle storie classiche è che possono dire la loro in ogni epoca, a patto di essere trattate con rispetto.