DuckTales 1x01 - 1x02: Woo-oo!, la recensione

Amore per le incarnazioni passate dei paperi ma nessuna paura di osare e di innovare: la nuova "DuckTales" lascia il segno!

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Spoiler Alert
Sabato scorso, negli Stati Uniti, è stato trasmesso - con un takeover che ha occupato l’apposito canale Disney XD per ben 24 ore - il primo doppio episodio della rilanciata DuckTales, parto degli showrunner Matt Youngberg e Francisco Angones, un po' reboot e un po' evoluzione della prima storica serie animata di quasi trent’anni fa.

In un’epoca dove revival e riproposizioni sono all’ordine del giorno, al cinema, in TV e nei fumetti, va detto che DuckTales aveva davanti a sé una strada spianata: a conti fatti, sarebbe bastato un more of the same, magari con qualche ritocco visivo e un leggero adattamento ai tempi, per andare sul sicuro. La nuova serie animata dedicata alle avventure dei paperi più famosi al mondo si propone invece come qualcosa di nuovo, intrigante e ambizioso: non manca di audacia e di innovazione, a volte forse fino al punto di strafare, e si impone come qualcosa da tenere d’occhio nella stagione televisiva che verrà, non solo nel campo dell’animazione o dei derivati fumettistici, ma anche in quello della serialità televisiva in generale.

Le coordinate di partenza: DuckTales, sia nella vecchia incarnazione che in quella attuale, propone una libera trasposizione sul piccolo schermo delle avventure a fumetti di Zio Paperone e di tutta la sua banda ispirandosi in primis al ciclo di storie di Carl Barks, alternando avventure in luoghi esotici alla ricerca di tesori e artefatti perduti a scorribande cittadine contro la minaccia di turno che finiscono per coinvolgere tutto il tradizionale cast di Paperopoli, da Paperino e Qui, Quo e Qua ad Archimede Pitagorico, passando per Gastone e Paperina.

DuckTales

Se la prima incarnazione di DuckTales faceva tutto ciò in modo “canonico”, conservando l’entusiasmo e l’energia delle storie barksiane ma spesso edulcorandole o rendendole estremamente kid-friendly secondo i tradizionali parametri Disney dell'epoca, questa nuova versione ribalta sotto molto punti di vista le carte in tavola, complici non solo i trent’anni che hanno inevitabilmente cambiato i gusti televisivi del pubblico, ma anche alcune scelte narrative tutt’altro che scontate.

Al corpus dell’opera di Barks si è aggiunta un’altra preziosa fonte, quella di Don Rosa, di cui Angones è grande estimatore: un insieme di storie, temi e atmosfere che ha lasciato il segno in modo talmente indelebile nel mondo dei paperi che nessuna produzione dedicata avrebbe potuto ignorare.

Quasi del tutto assenti le atmosfere kid-friendly o i momenti edulcorati che caratterizzavano la vecchia versione: l’umorismo della nuova DuckTales è asciutto, adulto e a volte anche un po’ cinico. Questo senza intaccare lo spirito vigoroso ed entusiasmante che deve caratterizzare ogni avventura dei paperi che si rispetti, ma è giusto sottolineare che un adulto non si annoierà guardando questi episodi; ma soprattutto - e qui sta il più grande pregio e anche il più grande rischio della serie - DuckTales attua una vera e propria “appropriazione” dei personaggi di Paperopoli, riscrivendoli e interpretandoli in modo totalmente personale, nei casi più felici, mescolando al punto giusto i tratti tradizionali delle cosiddette “maschere disneyane”, da decenni veri e propri mostri sacri impressi nell’immaginario collettivo, con la propria interpretazione e alcuni tratti inediti.

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Paperon de’ Paperoni, personaggio cardine attorno al quale ruotano le storie e il cuore della serie vera e propria - doppiato con gusto da uno scatenatissimo e scozzesissimo David Tennant - pesca a piene mani dal suo alter ego donrosiano accentuando il lato umano e tratti come la nostalgia e il desiderio di rientrare in azione (da questo punto di vista il pilota di DuckTales è quasi una riscrittura dell’ultimo capitolo della Saga di Don Rosa); passano invece in secondo piano, almeno per il momento, caratteristiche come l’avarizia, l’avidità e l’ossessione compulsiva ad accumulare denaro.

Ancora più notevole è il distacco dall’originale operato su Paperino, relegato a guest-star nella vecchia serie e ora promosso a presenza regolare: pur dovendo fare i conti con la sua indole irascibile e la sfortuna che lo perseguita, come da tradizione, si ritrova spesso a essere la voce della ragione e l’espressione della prudenza, in contrasto con il terzetto di nipotini scalmanati e con uno zio a modo suo altrettanto esuberante.

A proposito di nipotini, DuckTales spezza un altro “tabù” finora ritenuto impensabile, quello che ha sempre visto Qui, Quo e Qua come tre elementi identici e intercambiabili tra loro (fino al punto del celebre “completamento delle frasi a vicenda”) assegnando a ogni paperotto un carattere e una funzione narrativa diversa: Qui è il bravo ragazzo diligente, Quo è l’entusiasta irruento, mentre Qua è il più subdolo, la canaglia della situazione. Questa trovata apre le porte a meccanismi narrativi più variegati e interessanti per i personaggi, senza compromettere le loro tradizionali dinamiche di gruppo.

Sul fronte dei comprimari, tornano le “spalle” di Paperone della prima serie: la Tata Mrs. Beakley, Jet McQuack e la piccola Gaia. Se il pilota è più o meno rimasto immutato (del resto è un personaggio che storicamente aveva alle spalle solo la serie classica e un ruolo comico che non aveva bisogno di troppe rielaborazioni) e la Tata ha subito una rielaborazione che, in tono con la nuova serie, la rende più “tosta”, Gaia è probabilmente il personaggio che più è stato rivisitato, abbandonando i fiocchi e i completini rosa e la vocina cinguettante dell’incarnazione passata per una presenza mascolina ed esuberante "alla Arya Stark" che non ha nessuna intenzione di lasciarsi tagliare fuori dall’azione.

Spiace, almeno per il momento, completare la carrellata aggiungendo che il restyling non sembra avere funzionato troppo bene per il villain del pilota, la nemesi tradizionale di Paperone: Cuordipietra Famedoro. Basandosi su quanto visto in questo primo episodio, sembrano scomparsi quasi del tutto i tratti essenziali del personaggio, vale a dire la sua natura di “gemello speculare e contrario” dello Zione, e soprattutto la sua capacità di sfidare e mettere in crisi il protagonista più di chiunque altro, in favore di una caratterizzazione sì sleale ma vanesia, grottesca e in fin dei conti tutt’altro che impegnativa per chi gli si oppone. Può forse strappare un sorriso la rappresentazione delle Glomgold Industries, apparentemente incentrate sulla valorizzazione degli impiegati e in realtà pronte a farne polpette, ma il personaggio in sé lascia poco il segno, e se consideriamo che il suo ruolo dovrebbe essere quello di antagonista superiore a tutti gli altri, qualche perplessità sul fronte dei cattivi è lecito covarla.

DuckTales

Resta solo una considerazione essenziale da fare, ma che sarà opportuno segnalare mettendo bene in evidenza che entriamo in territorio SPOILER.

Un’altra differenza tra la vecchia e la nuova serie di DuckTales sta nella dichiarata natura seriale. Se gli episodi classici, proprio come i fumetti da cui traevano ispirazione, erano quasi sempre fruibili come storie autoconclusive e scollegate tra loro, questo reboot promette, oltre alle avventure di turno, una trama portante a legare il tutto... e che trama!

C’è spazio anche per un po’ di angst, su cui grava l’ombra di un rapporto interrotto tra Paperino e Paperone, che non si parlano da dieci anni a causa di qualcosa che deve essere andato storto e che sta alla base della reticenza di Paperino ad affrontare nuove avventure, e forse anche al temporaneo “ritiro dalle scene” di Paperone, un esilio autoimposto di anni da cui il miliardario esce solo nell’episodio a cui assistiamo. Al cuore del problema pare esserci una presenza/assenza che grava sulla famiglia dei paperi da decenni e che nessun autore disneyano - nemmeno mostri sacri come Barks e Rosa - ha finora osato affrontare di petto: Della Duck, sorella di Paperino e madre dei nipotini. In un ispirato cliffhanger finale, Quo, esaminando un vecchio dipinto degli zii in azione, scopre una terza figura che li accompagnava nelle avventure di un tempo e mormora: “Mamma...?"

Concludendo: DuckTales è un progetto intelligente, coraggioso ai limiti dell’incoscienza e interessante dal punto di vista narrativo. Lo spettatore casuale non avrà problemi a lasciarsi coinvolgere dal ritmo brioso e dalle avventure entusiasmanti della serie. A proposito: nessuna perturbazione da segnalare sul nuovo stile dei disegni, che tanta indignazione suscitò alla diffusione delle prime immagini. L’animazione scorre bene, la resa dei personaggi è espressiva e non c’è un solo momento in cui il tratto distolga o interferisca con la trama e il ritmo: caso archiviato!

Gli appassionati dei fumetti o della serie precedente sono destinati a essere sballottati tra l’evidente passione filologica, l'amore per i classici che gli autori dimostrano (tra citazioni, easter egg e riferimenti c’è da perdersi soltanto in questo primo episodio) e le nuove interpretazioni e riscritture dei personaggi, che potrebbero aggiungere e vincere, o sottrarre e non convincere. Da questo punto di vista, sarà necessario tirare un bilancio a stagione conclusa, ma a giudicare dal pilota, la partenza è più che positiva. Se poi, come ormai pare inevitabile, DuckTales intende alzare il velo sulla misteriosa figura di Della e sul suo rapporto con il fratello e i figli... be', il suo piccolo posto nella storia se lo è già conquistato!

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