Drive Angry - La recensione

Un uomo deve ritrovare la nipote neonata, rapita da una setta satanica. Nicolas Cage in stato di grazia, nel film più divertente e delirante del 2011...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloDrive AngryRegiaPatrick LussierCastNicolas Cage, Amber Heard, William Fichtner, Billy Burke, David Morse, Todd FarmerUscita08-04-2011La Scheda del Film

Chiariamo subito una cosa, chi scrive non è degno di recensire un capolavoro siffatto. Ci vorrebbe la penna del sommo Nanni Cobretti de I 400 calci per sviscerare a dovere la genialità coatta di questo sommo prodotto cinematografico e artistico.

Tento comunque di fare del mio meglio. Siano lodati i problemi col fisco di Nicolas Cage, che consentono di assistere a una pellicola che, normalmente, si sarebbe vergognato di fare. Come potremo mai ringraziarlo abbastanza per averci regalato una recitazione in cui pronuncia "caffè nero, zuccherato" come se fosse diretto da Martin Scorsese o da Orson Welles?

Inoltre, ci regala la migliore scena d'azione e di sesso vista ultimamente, anche se in Shoot 'em up - Spara o muori! c'era qualcosa di molto simile (ma questa è 100 volte meglio). Ciliegina sulla torta, in questo film fa... il nonno, roba da applausi e commozione. A fargli compagnia, un William Fichtner perfetto, nel ruolo di un 'contabile' impassibile e per questo efficacissimo, un man in black (nel senso più di Morte che di Uomo in nero) che va in giro a chiamare la gente "culo grasso".  

Ma i pregi di Drive Angry non finiscono certo qui. Che dire di un film girato da schifo da un realizzatore che non ha la minima idea di cosa siano le più elementari regole di montaggio, ma con un'inventiva nelle scene d'azione degna di un film asiatico? O di momenti riempitivi appiccicati con lo sputo?

E veniamo alla sceneggiatura, che per certi versi è degna di alcuni filmoni anni ottanta, anche se i dialoghi sono assurdi e senza senso. Ma, chissà, con un po' di impegno arrivare alle vette delle leggende Shane Black e di Steven E. de Souza potrebbe non essere impossibile. Gli autori, Todd Farmer e lo stesso regista Patrick Lussier, esprimono delle menti paranoiche e deliranti, che hanno ingerito quantità elefantiache di blaxploitation, film di Russ Meyer, fumetti psichedelici e tanto hard rock stracafone. In realtà, a un certo momento capisci il miracolo avvenuto: siamo infatti di fronte all'adattamento non dichiarato di Preacher. I riferimenti sono chiarissimi (in particolare alla saga della nonna e al Santo degli assassini), ma è soprattutto lo spirito a ricordare quelle magiche pagine. In realtà, le scopiazzature e le citazioni sono tantissime, tanto da far pensare al giudizio di Umberto Eco su Casablanca: "un cliché ci fa sorridere, cento ci commuovono". E allora, quando i cliché sono diecimila?

In tutto questo, è quasi impossibile citare tutte le scene di culto. Già l'inizio, con una voce off biblica e ridicola che cita Caino e Abele, fa capire che siamo di fronte a uno spettacolo coi fiocchi. Ma non possiamo dimenticare un catfight fantastico, con una delle due protagoniste che combatte con le tette di fuori. E che dire di alcuni flashback allucinanti nella loro melensaggine e della scelta di mostrare un'esplosione alle spalle del protagonista che cammina, roba che era già vecchia nel 1989?
 
Così, anche apparenti difetti diventano dei grandi pregi. Intanto, il 3D è di livello talmente basso, che talvolta sui volti si vedono delle sbavature verdi. Probabilmente, tutto il lavoro sulla terza dimensione sarà costato meno di un paio di jeans usati di Michael Bay, ma va bene. E anche il doppiaggio è fatto maluccio, ma per una volta non me ne lamenterò.

Insomma, siete di fronte al Machete del 2011. E ve lo potete vedere anche prima del film di Rodriguez. Che volete di più?

 
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