Dreamin' Wild: la recensione

Bill Pohlad ritorna nel mondo della musica con Dreamin' Wild, film sulla storia dei fratelli Emerson, tra buoni sentimenti e ottimi brani

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La recensione di Dreamin' Wild, presentato fuori concorso al Festival di Venezia

Bill Pohlad, dopo Love & Mercy, ritorna nel mondo della musica con Dreamin' Wild che porta sul grande schermo la storia, emozionante e quasi incredibile, di Donnie e Joe Emerson.

Il film, tra passato e presente, si avvicina a quanto accaduto ai due fratelli cresciuti nella città rurale di Fruitland, Washington, e diventati famosi inaspettatamente quaranta anni dopo i loro primi passi come artisti.

La trama di Dreamin' Wild

Il film Dreamin' Wild si ispira a fatti realmente accaduti. Donnie Emerson (Casey Affleck), fin da ragazzino, ha sognato una carriera come cantautore, ma i suoi sogni sembrano essere stati spezzati, ritrovandosi ora alle prese con la possibile chiusura del suo studio di registrazione, esibizioni a eventi privati insieme alla moglie Nancy (Zooey Deschanel) e un rapporto un po' teso con la famiglia. La svolta inaspettata arriva quando il responsabile di una casa discografica, Matt Sullivan (Chris Messina), entra i contatto con gli Emerson dopo che l'album che Donnie e suo fratello Joe (Noah Jupe e Jack Dylan Grazer nelle scene ambientate negli anni '70) è stato riscoperto e sta ottenendo grande attenzione. Joe, che da tempo ha abbandonato la musica e lavora costruendo case, deve quindi tornare alla batteria in vista di una nuova opportunità di successo, ma la situazione con Donnie potrebbe essere più complicata rispetto a quanto previsto mentre il padre dei due, Don Senior (Beau Bridges), spera che i figli riescano a raccogliere finalmente i frutti del loro talento.

Un film sulle seconde opportunità

Sulla carta Dreamin' Wild non sembra brillare per originalità con il suo insieme di elementi tipici dei racconti di insuccessi e seconde opportunità, ma Bill Pohlad riesce comunque a firmare un film ben interpretato e gestito, in grado di emozionare con sentimenti autentici e ottima musica.
Casey Affleck incarna senza sbavature il ruolo dell'uomo di mezza età i cui sogni non si sono mai realizzati, obbligandolo invece a fare i conti con sensi di colpa e delusioni che lo hanno accompagnato fin troppo a lungo, nonostante sia riuscito a trovare un proprio equilibrio grazie all'amore della moglie Nancy, con cui ha costruito una famiglia felice. Zooey Deschanel, pur con una presenza piuttosto limitata sullo schermo, infonde calore ed empatia a Nancy, mentre Chris Messina può limitarsi a tratteggiare l'entusiasmo di Sullivan nelle interazioni con i protagonisti, non essendoci mai spazio per un approfondimento della storia e delle motivazioni del discografico.
Walton Goggins è invece una scelta perfetta per portare in scena un personaggio dall'esteriorità spigolosa e solitaria, ma dall'interiorità vulnerabile e sensibile, il cui affetto per la famiglia e l'entusiasmo si percepiscono nei comportamenti e nei piccoli gesti che l'attore riesce a compiere con bravura, dando spazio anche alla sofferenza provata da Joe quando il fratello dubita delle sue capacità o si scaglia contro di lui. Di grande impatto emotivo anche la performance di Beau Bridges che interpreta con convinzione un padre disposto a tutto pur di sostenere i propri figli, pagandone personalmente le conseguenze.
Noah Jupe e Jack Dylan Grazer hanno poi la parte di Donnie e Joe nelle scene in cui sono teenager e Pohlad sfrutta bene le due giovani star per mostrare le speranze, i primi amori e la passione dei fratelli negli anni '70.

La famiglia al centro del racconto

La sceneggiatura ideata da Pohlad, non priva di eccessi di buoni sentimenti, viene aiutata dal montaggio di Annette Davey nel rendere la narrazione scorrevole grazie a qualche flashback e a dei momenti in cui si dà spazio anche visivamente alla tensione vissuta dal protagonista a livello mentale. L'alternarsi di passato e presente fa infatti emergere progressivamente i fantasmi del passato di Donnie, aggiungendo tutti i tasselli della storia con un susseguirsi di eventi ben costruito.
La colonna sonora, inoltre, sostiene il film e regala delle ottime selezioni musicali, non esclusivamente legate ai brani incisi dai fratelli Emerson.

Dreamin' Wild, nonostante possa sembrare un progetto sull'industria cinematografica e sulle sue dinamiche, è prevalentemente un film sulla famiglia e sulla capacità di credere negli altri, anche quando sono loro stessi ad aver perso ogni speranza. Il rapporto tra Don e suo figlio Donnie, nonostante non sia sviluppato nel migliore dei modi, sa comunque emozionare nella sua semplicità con un dialogo nella parte finale del film che rappresenta bene la dignità e l'integrità di due uomini che hanno lavorato duramente, seppur in modi diversi, per tutta la loro vita, non ricevendo dal destino i riconoscimenti che avrebbero forse meritato.
Pohlad avrebbe potuto dare maggior spazio alle dinamiche che impediscono a molti talenti di venir valorizzati, non solo nel settore musicale, ma si limita a confezionare un lungometraggio più luminoso e positivo, lasciando fin troppo in ombra le cause delle ferite, emotive e professionali, subite dagli Emerson negli anni '70.

Un film che riscalda il cuore, ma poco incisivo

Dreamin' Wild non raggiunge il livello di Love & Mercy e non riesce del tutto a rappresentare in modo soddisfacente la vita degli aspiranti artisti cresciuti distante dalle metropoli americane, tratteggiando solo di sfuggita la quotidianità rurale della comunità di Fruitland. Bill Pohlad regala però un'opera sostenuta dalle interpretazioni convincenti del proprio cast e permette di avvicinarsi a una storia vera all'insegna della speranza, della resilienza e dell'amore incrollabile, scaldando il cuore e intrattenendo con brani da (ri)scoprire.

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