Dreamgirls

Tre ragazze cercano di farsi strada come cantanti. Il successo arriverà, ma portando anche conflitti e problemi personali. Canzoni sfolgoranti, ma una storia esile e poco convincente per questo favorito agli Oscar...

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Negli anni trenta e quaranta, i grandi musical di Hollywood si distinguevano (tra le tante cose) anche per il montaggio. Mentre normalmente le pellicole dell'epoca avevano un ritmo molto regolare (poi definito dai francesi découpage classico) i musical (nei momenti di ballo) venivano spesso ripresi con lunghi piani sequenza (basti pensare ad un titolo come La danza delle luci), in cui i registi potevano mettere in mostra le loro abilità, spesso castrate da un sistema produttivo molto rigido.
Nel 2006, invece, capita che Bill Condon faccia un film con pochissime idee di regia (movimenti di macchina laterali e sinuosi per seguire le performance canore, carrellate circolari per unire due persone, zoomate per chiudere un numero) e si affidi quasi completamente al montaggio per ravvivare la situazione. Risultato? La critica impazzisce e sostiene che il film è il favorito all'Oscar, come se stessimo parlando di Bob Fosse (l'autore di Cabaret e All that Jazz, decisamente di un altro livello). In sostanza, c'è del marcio oltreoceano.

Intendiamoci, per certi aspetti Dreamgirls è un film molto piacevole da vedere. Le canzoni sono trascinanti e coinvolgenti, sia per quanto riguarda i brani stessi, che per le interpretazioni che vengono fornite. Impossibile, insomma, non battere il piede al ritmo del film.
Ma la storia è francamente troppo esile, con la classica suddivisione in tre atti (ascesa, caduta, redenzione) riproposta senza grandi spunti originali e con un eccesso di ottimismo (anche considerando che, nella realtà delle Supremes, il gruppo di Diana Ross a cui è ispirato il musical, le cose non andarono così bene).
Inoltre, i discorsi sullo show business (sostanzialmente, 'è tutta una mafia') sono piuttosto banali, mentre i riferimenti all'epoca (Martin Luther King, i moti di Detroit, il Vietnam) suonano decisamente pretenziosi. E l'ellissi narrativa a metà film (in cui vengono saltati quasi dieci anni) è francamente eccessiva.

Luci e ombre anche per quanto riguarda gli attori e le loro possibilità agli Oscar (obiettivo che i titoli di coda sembrano volerci ricordare insistentemente). Jennifer Hudson è bravissima e domina sostanzialmente il film. Il problema è ora decidere se considerarla un'attrice protagonista (come sarebbe naturale, ma in questa categoria faticherebbe anche soltanto ad ottenere una nomination) o non protagonista (settore in cui avrebbe la vita più facile).
Non va così bene a Beyonce Knowles, che rimane nell'ombra per quasi metà film e poi non fornisce la prova necessaria per conquistare la scena. Ovviamente, quando canta le cose vanno solitamente meglio, ma in un duetto/scontro con Jennifer Hudson è pessima.
Difficile poi capire tutto l'entusiasmo per Eddie Murphy. L'attore fornice una prova interessante, ma non parlare con gli animali e drogarsi non basta per meritare l'ambita statuetta.

Insomma, un film molto calcolato e poco onirico. Per una pellicola che si intitola Dreamgirls, non è un difetto da poco...

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