Draquila - L'Italia che trema - La recensione

Il terribile terremoto avvenuto a L'Aquila visto dallo sguardo caustico di Sabina Guzzanti. Alcune cose interessanti, ma il solito antiberlusconismo ossessivo, che fa dimenticare anche i colpevoli dei 300 morti...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Draquila - L'Italia che trema
RegiaSabina Guzzanti
Cast
Sabina Guzzanti, Silvio Berlusconi, Guido Bertolaso e gli abitanti de L'Aquila
uscita7 maggio 2010 

Di fronte a un documentario come Draquila, è impossibile non parlare di politica. Lo schema è semplicissimo: la stampa di sinistra esalterà il film ben oltre i suoi meriti, perché è quello che vuole il suo pubblico; la stampa di destra massacrerà il film ben oltre i suoi demeriti... perché lo vuole il suo pubblico. Insomma, il solito teatrino inutile in cui il cinema/l'arte vengono quasi messi all'angolo, impressione che certo non viene confutata dalle incredibili condizioni scelte per la proiezione stampa (in dvd e non in pellicola, peraltro con formato chiaramente sbagliato - le facce dei protagonisti erano enormi - e con un audio che in certi momenti gracchiava in maniera insopportabile).

E visto che questi prodotti diventano purtroppo una questione di fede, chiariamo subito la mia posizione. Sono un elettore di centrosinistra, che non ama Berlusconi e il giro d'affari della Protezione civile. Ma non amo neanche i film confusi, incerti, poco sinceri e decisamente costruiti a tavolino, con una tesi già scritta che si cerca di confermare con le buone o le cattive. E Draquila, purtroppo, rientra in questa categoria.

Eppure, il bellissimo inizio lasciava sperare in un prodotto di ben altro livello. Si incomincia in una città, L'Aquila, completamente priva di vita, accompagnati da un misterioso personaggio che ci conduce per le strade buie, inframmezzate da qualche sporadico chiarore nelle case rimaste disabitate. E all'arrivo di una macchina della polizia, scopriamo di chi si tratta e il fatto che si debba presentare fa capire benissimo il clima di sospetto che circonda il luogo.

Peccato che sia l'unico momento di alto livello di Draquila. Che sicuramente ha altre carte da giocare (come alcuni personaggi interessanti, dei filmati di archivio sfiziosi e la mitica tenda del PD sempre chiusa) e che funziona bene soprattutto quando lavora per immagini. Purtroppo, quasi sempre ci dobbiamo sorbire una voce off della stessa Guzzanti che è didascalica e insopportabile (la "giovane democrazia" non si puo proprio sentire), oltre che recitata mediocremente. Il peggio arriva a metà film, quando non si sa piu dove andare a parare, tanto che ci dobbiamo sorbire un esperto che parla dei cambiamenti legati a L'Aquila, in cui i centri commerciali la fanno da padrone (sicuramente solo lì e per colpa di Berlusconi, come no) e si dà voce ad accuse di mafia che sembrano un argomento troppo complesso per essere affrontate in cinque minuti.

La Guzzanti conferma così che l'etichetta di Michael Moore italiana è assolutamente sproporzionata. Pur con tutte le perplessità che provo verso gli ultimi lavori di questo regista, in lui c'è un'energia che la Guzzanti (qui spesso svogliata e poco partecipe) proprio non possiede. E comunque, Moore i pamphlet li costruisce molto meglio, così come la capacità di indignare il suo pubblico con tutti i mezzi necessari è un'altra cosa.

E, è proprio il caso di dirlo, Draquila dimostra come una certa sinistra, a forza di parlare solo e soltanto di Berlusconi, sia diventata a sua volta berlusconiana. Per esempio, si sfodera un'arma che di solito è del Cavaliere, quella di sondaggi improbabili che sarebbero a lui sfavorevoli (peccato che le recenti elezioni regionali non sembrino proprio dimostrare questa tesi). O magari sbeffeggiando i suoi sostenitori, che sono tutti plagiati dalla televisione nel difenderlo a spada tratta nonostante l'evidenza delle sue colpe, mentre per i fanatici dell'altro campo che parlano di dittatura e di prove di regime non c'è analogo sberleffo (ma sono teorie piu profonde e meno infantili? Non credo proprio).

La scelta incredibile (o forse prevedibilissima, fate voi) è quella di trasformare il tutto in un atto d'accusa contro Berlusconi e la Protezione civile, puntando il dito contro un paternalismo che in realtà è una critica che può essere indirizzata tranquillamente anche a questo documentario. Per quanto le loro responsabilità e scelte siano decisamente censurabili, è possibile che in un documentario di un'ora e mezza non si trovino trenta secondi per fare i nomi dei costruttori e dei tecnici responsabili di edifici che non dovevano essere realizzati in una zona sismica? Insomma, si ha quasi l'impressione che la Guzzanti, tra i colpevoli di omicidio e quelli di malaffare, preferisca i primi, concentrandosi solo sui soldi e manipolando la realtà. Forse, non è neanche malafede, ma un'ossessione e/o un interesse verso un mercato che è decisamente proficuo per chi vi partecipa con idee nette e decise. La conferma che abbiamo a che fare con un documentario berlusconiano a tutti gli effetti...

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