Dragor Boh - L'alieno venuto dallo spazio, la recensione
Con Dragor Boh, Sio e Dado realizzano una parodia demenziale del popolare manga di Akira Toriyama
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Nella seconda metà degli anni Novanta, quando in Italia ci fu il boom del fumetto giapponese, nelle fumetterie ci si poteva imbattere in albetti spillati editi da Zero Press che si facevano beffe di alcuni dei titoli più famosi: Kenshemo il guerraiolo, Rasma 3/4, Dr. Pulp e Anale... Erano parodie demenziali realizzate da autori amatoriali che cavalcavano l'onda del successo dei manga originali riuscendo ad attirare l'attenzione dei collezionisti in cerca di qualunque prodotto collegato alla serie ufficiale o di chi volesse farsi qualche risata goliardica. Non poteva mancare ovviamente Dragor Pall, caricatura del popolare shonen di Akira Toriyama.
L'albo, presentato come speciale del trimestrale Scottecs Megazine, non vanta però i disegni di Sio (con l'eccezione della copertina e di due divertenti pagine interne) ma quelli di Dado, già suo collaboratore in più di un'occasione e autore di Maschera Gialla, altra testata che Shockdom ha portato in edicola. Da una parte è un peccato, perché il tratto stilizzato di Sio è un elemento ormai fortemente collegato al suo umorismo (è difficile non immaginarsi come sarebbero state alcune vignette disegnate da lui), ma considerando la ricchezza degli scenari e la varietà delle situazioni è una scelta comprensibile.
Purtroppo il character design dei personaggi non è all'altezza, e se inizialmente ci sono ambientazioni e veicoli che ricordano l'opera di Toriyama, proseguendo nella lettura tutto si fa più approssimativo, con una minore ricerca del particolare.
Anche la sceneggiatura manca di equilibrio: apprezziamo particolarmente Sio per le sue brevi strisce e i suoi video, mentre non riesce a convincerci sulla lunga distanza, come conferma Dragor Boh. Il primo episodio riprende nei dettagli l'incontro tra Goku e Bulma, presentando le loro controparti Gokor e Mutande (anche se l'aspetto di quest'ultima ricorda più la Ramona Flowers di Scott Pilgrim); il ritmo accelera rapidamente per poter raccontare la prima ricerca delle Sfere del Drago, l'allenamento con Muten e Crilin, e il primo Torneo Tenkaichi, offrendo diverse situazioni in grado di strappare un sorriso. Il finale arriva però in modo fin troppo brusco, pur considerando il nonsense che pervade l'opera, dando l'impressione di una scarsa pianificazione e dell'improvvisa necessità di tirare le fila di quanto narrato fino a quel momento.
I fan più hardcore di Sio troveranno motivi per apprezzare Dragor Boh; noi ci auguriamo che l'autore riesca a perfezionare anche la sua narrazione ad ampio respiro, come ha già iniziato a dimostrare di saper fare con alcune delle sue storie più elaborate di Topolino.