Dragonero 51: L'inferno senza luce, la recensione

Abbiamo recensito per voi Dragonero 51: L'inferno senza luce, uno dei racconti più crudi della serie

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dragonero 51, testi di Luca Enoch, disegni di Salvatore PorcaroDragonero 50: La vendetta, numero seminale per la saga di Ian Aranill, è ormai alle spalle, e Stefano Vietti passa la penna all'amico e co-creatore del personaggio, Luca Enoch, per riportare al presente la serie fantasy di Sergio Bonelli Editore.

Il numero di agosto, a partire dal titolo e dall'eclatante copertina di Giuseppe Matteoni, ci sprofonda in un penitenziario imperiale dove i condannati vengono abbandonati in luoghi estremi e inaccessibili, tali da risparmiare la presenza di guardie carcerarie. I detenuti ricreano all'interno di queste strutture restrittive delle micro-società e sub-culture fondate sulla sopraffazione, sulla legge del più forte. La rocca di Vetusmea è una di queste prigioni esemplari, scavata all'interno di una montagna dispersa in mezzo all'oceano e divenuta tristemente nota per essere la sede delle famigerate Lame Nere, la gilda di sicari in grado di minacciare la vita stessa dei sovrani dell'Erondar.

A illustrare l'episodio, dopo aver introdotto la micidiale organizzazione di criminali in Dragonero 36: Le Lame Nere (del maggio 2016), non poteva che essere Salvatore Porcaro, artista siciliano dal tratto ruvido e intenso, capace di catturare alla perfezione la fisicità e la violenza di cui è impregnata questa storia.

Dragonero 51, testi di Luca Enoch, disegni di Salvatore PorcaroIl protagonista viene inviato sul posto in incognito come un comune condannato, subito fagocitato in una bolgia dantesca che non ha pietà di niente e di nessuno, anziani e bambini compresi. La missione di Ian è indagare sulla famigerata società segreta di assassini e sul loro vertice, ma dovrà sottostare a regole e a condizioni disumane per compiere questa impresa; da quelle parti, infatti, la sopravvivenza è un bene da conquistare ogni giorno, affrontando le avversità più diverse ed estreme, come ad esempio evitare di morire di sete o evitare di essere sbranati da una tigre di mare.

L'inferno senza luce è finora uno dei racconti più crudi e spietati dell'intera serie, in cui la durezza della sceneggiatura viene amplificata dal tratto di Porcaro; d'altra parte il realismo è uno stilema caratteristico della testata, tanto che le è valso un Premio Micheluzzi all'ultima edizione di Napoli Comicon.

In occasione di vicende come queste, Dragonero sprigiona potenzialità inesplorate e affascinanti: la corporeità e l'energia trasmesse alle tavole dal disegnatore di origini palermitane, vengono restituite al lettore in tutta il loro vigore, coinvolgendolo e trascinandolo nello spettacolo selvaggio che gli si para davanti agli occhi.

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