Dragon Quest Heroes II, continua a funzionare il connubio tra musou e JRPG - Recensione

L'unione tra musou e JRPG continua a generare buoni frutti: la recensione di Dragon Quest Heroes II

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


Condividi

Il musou incontra il gioco di ruolo giapponese, per l'esattezza quello più classico, che non esiste più come Final Fantasy, solo come Dragon Quest: parte seconda. Ci era piaciuto Dragon Quest Heroes: L’Albero del Mondo e le Radici del Male, l'avevamo scritto proprio su queste pagine, apprezzando la maniera in cui si fondevano le (poche) basi del musou, ovvero picchiare a più non posso orde di nemici, e gli elementi ruolistici, quelli relativi soprattutto alla ridistribuzione dei punti abilità, attraverso i quali sbloccare nuove peculiarità e nuove tecniche di combattimento. Certo, c'era anche il consueto level up, che è però ormai elemento del tutto videoludico, inteso come qualunque genere. Poteva benissimo quindi piacerci e, spoiler, ci è effettivamente piaciuto, anche questo Dragon Quest Heroes II, che per una stranezza perde il classico sottotitolo che tutti i capitoli della serie hanno, compreso lo spin-off del quale è il seguito, ma in tutto il resto fa operazione di addizione. Più personaggi, più personalizzazione, più gioco di ruolo giapponese, comprendendo nella sua geografia non solo i campi da battaglia, ma anche un mondo più o meno aperto, esplorabile.

Nella storia che viene utilizzata come pretesto per mettere il giocatore di fronte a eserciti sconfinato non si rintracciano particolari elementi di innovazione: è funzionale alla messa in scena di ampi conflitti bellici, pur richiamando in vari momenti la tradizione narrativa del genere ruolistico, quando magari il gruppo di eroi viene mandato a recuperare un particolare oggetto, o a parlamentare con un avversario. Non si tratta di un racconto epico, ma è comunque gradevole, assolve perfettamente alla sua funzione e regala anche qualche inaspettato momento di emotività, a causa di particolari accadimenti o, per gli appassionati della serie Square Enix, nell'incontro con alcuni dei suoi personaggi più iconici. Ve ne nominiamo solo alcuni, Jessica, Terry, Rolf, Maya e tanti altri ancora, che saprete certamente collocare in quello o quell'altro capitolo della serie. A loro si accompagnano una manciata di personaggi originali, i due protagonisti tra i quali scegliere in primis, ma anche altri, a onor del vero tutti ben caratterizzati.

Dragon Quest Heroes screenshot

E' dopo avere scelto tra quattro di essi (anzi tre, il primo è sempre il protagonista o la protagonista) che si va all'avventura, e come detto ci si ritrova fin da subito di fronte al più grande elemento di novità del gioco, quel mondo che vuole richiamare quelli tipici del gioco di ruolo giapponese, ovviamente senza pretese di particolare complessità. E' lì che si scovano tesori, mostri particolari, percorsi secondari, vi si combatte anche ovviamente, ma non ricavando il meglio dell'esperienza button mashing del musou, i mostri son tanti, ma non si trova in realtà una ragione particolare per combatterli, se non proprio quando ce li si trova di fronte. Si tratta di schermaglie fini a loro stesse, non sembrano bene inserite nell'impianto di gioco, ma non è un grosso problema, perché di sostanza mazzuolatrice il resto del gioco è pieno. Il mondo di gioco serve in sostanza a dare maggiore valenza all'elemento ruolistico, e tutto sommato funziona.

"ricorre tutto il campionario del menare secondo Omega Force, quindi combo, attacchi di vario tipo e dal diverso raggio, boss (belli ostici)"

Quel resto del gioco pieno di mazzate sono ovviamente le battaglie nelle quali ci si ritrova coinvolti, raramente isolate, quasi sempre tre, quattro o più scontri di seguito che raccontano la guerra contro l'uno o l'altro schieramento. All'inizio sembra che possano essere inquadrati nelle classiche dinamiche da musou, ovvero picchiare e basta, mano a mano che si va avanti ci si accorge che reagire con prontezza ai vari stimoli che vengono dati al giocatore, che sia l'aiutare un'ala dell'esercito, fermare un messaggero o altro ancora è fondamentale, più che in altri congeneri, perché il livello di sfida si alza in maniera progressiva ma costante. Per il resto ricorre tutto il campionario del menare secondo Omega Force, quindi combo, attacchi di vario tipo e dal diverso raggio, boss (belli ostici). I dispensatori del menare lo fanno, come accennato in precedenza, ampliando il repertorio di mosse e migliorando le proprie statistiche mano a mano che si ottengono punti abilità, ed è quindi totale la personalizzazione di ogni singolo personaggio, che può essere anche equipaggiato con nuove armi e accessori.

[caption id="attachment_173212" align="aligncenter" width="600"]Dragon Quest Heroes screenshot All'interno della città di Accordia si possono acquistare armi, accettare missioni, cambiare i membri del party e altro ancora[/caption]

Il godimento che si ricava da Dragon Quest Heroes II è quindi quello di un bel musou, che sopra all'ignorantissimo, ma sempre godibile, menare tutti fortissimo, propone una struttura ruolistica ricca di elementi, impreziosita dall'aggiunta del mondo aperto, ludicamente poco più che un vezzo, ma che molto fa nel feeling ruolistico restituito. Se vi aggiungiamo un comparto tecnico molto convincente, che valorizza con modelli morbidi, texture dettagliate ed effetti ben realizzati la direzione artistica che da decenni regge la serie, saccheggiata ovviamente anche per quanto riguarda i brani della colonna sonora, ecco come la produzione risulti di qualità più che buona, perfetta per gli appassionati del musou e del gioco di ruolo giapponese, ma capace di piacere anche al giocatore non del tutto a suo agio coi generi citati.

Continua a leggere su BadTaste