Dragon Quest Builders 2, il ritorno del Costruttore - Recensione
In Dragon Quest Builders 2 si sviluppano civiltà e si stabiliscono insediamenti seguendo uno schema ben preciso e dettagliato, con pochissime variazioni sul tema, sui binari imposti dalle varie missioni
Partiamo col dire che Dragon Quest Builders 2 si innova innanzitutto nell'approccio ai personaggi non giocanti. Il nostro compito, vestendo i panni di un Costruttore, figura mistica alla quale tutti si inchinano, come fosse un messia, sarà quello di rimettere in piedi diverse civiltà precipitate in uno stato primordiale: i campi non sono più arati ma aridi, le case sono state distrutte, gli abitanti dei vari villaggi hanno completamente perso la capacità di sostentamento. Il nostro intervento sarà fondamentale non solo per ristabilire l'ordine delle attività sociali, ma anche per indicare agli NPC il modo giusto per portare a termine i loro compiti. Se nel primo capitolo noi eravamo gli unici a muoversi verso una direzione, mentre gli altri abitanti del villaggio si attivavano solo in caso di assedio di mostri, stavolta le cose cambiano: ogni NPC ha delle competenze e delle capacità, a partire da chi è nato per fare il soldato arrivando all'agricoltore, pronto a irrigare e arare i campi al nostro posto. Se quindi durante l'esplorazione ci ritroveremo a dover abbandonare il campo base per qualche minuto al nostro ritorno troveremo un insediamento ben attivo, che nel frattempo avrà continuato a gestire la base come se fossimo stati noi stessi a farlo. A questi si aggiunge anche Maltoth, una spalla onnipresente che per quanto voglia provare a fare il Costruttore dimostrerà subito di essere un ottimo soldato, armato di clava, pronto a debellare i nemici circostanti.
Dragon Quest Builders 2 introduce il multiplayer, assente nel primo capitolo: un'aggiunta che non fa gridare al miracolo ma che va a impreziosire l'esperienza finale. Il poter condividere le proprie costruzioni e il partecipare alla riqualificazione di determinati ambienti con altri giocatori sono un ottimo modo per tenere alta l'attenzione dei Costruttori: la serie d'altronde nasce per dare ai giocatori che necessitano di un obiettivo una degna variante di Minecraft, che invece si presta di più all'appagamento di un senso estetico o architettonico, senza dare una effettiva linea di progressione delle missioni. A tal proposito, è interessante notare come accanto all'avventura principale, che ci chiederà di portare a termine determinati obiettivi per ridare vitalità alle varie isole e procedere verso le successive, ci saranno anche diverse missioni secondarie. Perlopiù affidate a personaggi squisitamente secondari, serviranno soprattutto a ottenere oggetti aggiuntivi o semi che faranno aumentare i punti vita. Perché al centro del gameplay ci sono anche combattimenti, mantenendo praticamente gli stessi stilemi del predecessore: niente di particolarmente interessante sotto questo punto di vista e nessuna novità, se non una maggior facilità nella gestione dell'equipaggiamento, non più confuso nell'inventario insieme agli oggetti adibiti alla costruzione, ma affidato a un unico tasto, che tra l'altro permetterà di cambiare rapidamente da un'arma all'altra, dal martello per distruggere oggetti ai guanti necessari per raccoglierli senza intaccarli.
[caption id="attachment_197591" align="aligncenter" width="1920"] L'introduzione delle coltivazioni è tra le aggiunte più gradevoli[/caption]
Anche al netto di un'impronta ludica e di un'ispirazione tematica ruolistiche i dialoghi risultano eccessivamente prolissi e troppo schiavi di uno stile bambinesco, condizionato anche dall'utilizzo di alcuni dialetti italiani nella localizzazione italiana, un modus operandi che oramai lascia un po' il tempo che trova. Positiva invece l'aggiunta della corsa, che ci permette di coprire distanze importanti nel minor tempo possibile, sfruttando una barra della stamina che comparirà anche quando andremo sott'acqua: tutte introduzioni che accelerano di molto una progressione già di per sé estremamente scriptata. Perché in Dragon Quest Builders 2 si sviluppano civiltà e si stabiliscono insediamenti seguendo uno schema ben preciso e dettagliato, con pochissime variazioni sul tema, sui binari imposti dalle varie missioni: un aspetto decisamente apprezzabile da coloro che non volessero costruire esclusivamente per appagare le proprie pulsioni ingegneristiche.