Dracula Untold - La recensione
Pur discostandosi dal romanzo di Stoker, Dracula Untold è un prequel giovane, originale e ben congegnato, illuminato dall'ottima prova di Luke Evans
Eh già; perché, udite udite, Dracula Untold non solo non è una bufala, ma è addirittura un bel film. Sì, bello per ritmo, bello per intenzione e bello per stile: in tre parole, una scommessa riuscita. A poco o nulla varrebbero gli accostamenti con il romanzo di Bram Stoker; il prequel firmato dall'irlandese Gary Shore ha ben poco a che vedere col romanzo. Ed è un vantaggio: a pochi anni dall'ennesimo stupro del bizzarro capolavoro gotico, a opera stavolta del nostrano Dario Argento, si trae un sospiro di sollievo di fronte a un soggetto originale e avvincente, che non cozza con la tradizione ma ne offre invece una lettura nuova e, per certi versi, assai più appassionante.
A dar corpo (splendido) e anima (tormentata) a questo impalatore dal cuore tenero c'è Luke Evans, che negli ultimi anni ha inanellato una serie di ruoli in film non sempre memorabili, ma tutti contraddistinti da un'ottima resa drammatica e credibilità. Non fa eccezione il suo Vlad Tepes, sanguinario per necessità e alleato del Diavolo per dovere. Il conflitto interiore del giovane valacco, scatenato dal patto demoniaco stipulato con un vampiro millenario che ha il volto e l'energia del carismatico Charles Dance, è il vero motore del film, che usa il vecchio espediente del ticking clock in modo intelligente e per nulla scontato. La purezza primigenia dell'anima di Vlad si specchia a meraviglia negli occhi puri e limpidi dell'eterea Sarah Gadon, attrice già apprezzata da David Cronenberg che l'ha voluta in A Dangerous Method e in Cosmopolis. L'alchimia tra Evans e la sua co-protagonista è pervasa di sensuale dolcezza. Ultimo ma non meno importante, il giovanissimo Art Parkinson, che dopo esser stato costretto a un pressoché totale mutismo in Il Trono di Spade - salvo una breve ma intensa scena alla fine della terza stagione - dimostra infine le proprie rare capacità nel ruolo del piccolo figlio di Vlad, oggetto del contendere tra il valacco e l'arrogante sultano Maometto II, un viscido quanto convincente Dominic Cooper.
Si potrebbe cavillare sul fatto che, stringendo un patto col diavolo a fin di bene, la parte oscura del principe delle tenebre risulti piuttosto assottigliata e la sua lotta interiore tra bene e male quasi del tutto svanita. Tutte opposizioni abbastanza legittime, se non fosse per il fatto che il film di Shore è, come suggerisce il titolo, un antefatto mai narrato. Un antefatto che, come detto, non fa danno alcuno al romanzo di Bram Stoker, restituendogli un passato storico credibile negatogli in tutte le trasposizioni finora viste. Il Vlad spietato e gelido succhiasangue fa parte di un'altra storia, già raccontata - più o meno bene - in decine e decine di adattamenti tra film e serie tv. Una storia che, forse, anche Shore potrà raccontare, se l'avventura del fascinoso principe romeno continuerà all'interno della neonata saga Monster Universe avviata dalla Universal proprio con Dracula Untold. La curiosità di vedere come se la caverà il bel Vlad nella Londra contemporanea c'è tutta: staremo a vedere se l'eventuale sequel saprà dissipare ogni diffidenza come ha già fatto brillantemente questo primo capitolo.