[Cannes] Dracula 3D, la recensione

Costellato di qualche buona idea ma irrimediabilmente raffazzonato e amatoriale nella fattura, ecco il nuovo film dell'inspiegabile seconda vita di Dario Argento, quella in cui non sa dirigere.

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Chiunque in un momento della sua vita abbia amato il cinema spiazzante, innaturale e dinamico di Dario Argento non può non avere un momento di esitazione e dubbio sulla tragedia che è Dracula 3D, quando sui titoli di testa compaiono i nomi di Sergio Stivaletti (al prop making) e Claudio Simonetti (alle musiche). La vecchia squadra rimessa in piedi. Peccato che anche in quel momento un font da terzo Reich lavori sottilmente per suggerirti che le cose non andranno per il meglio.

Dracula 3D è esattamente quello che il trailer aveva fatto intuire. Per filo e per segno. Una recitazione stentata e mal diretta di battute banali e scontate, messe in immagini poco curate e totalmente implausibili. Il tutto condito da effetti speciali da lungometraggio d'animazione CG di studio indipendente europeo di inizio anni 2000. Terribile. A salvarsi è solo la profondità stereoscopica, molto ben fatta per quanto poco utilizzata.
Ci si potrebbe dilungare a lungo sulle tante cose che non vanno, ma alla fine non è quello il punto. Che Dracula 3D fosse un film realizzato male era ormai evidente, oltre che prevedibile, la sorpresa è che non è un film privo di idee. E se non è di certo perdonabile la pessima esecuzione (di tutti i comparti sia chiaro, nessuno è esente), è però anche da notare che l'immaginario pauroso non latita.
 

In più di un momento ci sono ottime idee di paura mandate in vacca e rese implausibili o ancora peggio ridicole da una realizzazione amatoriale e trascurata. Pur tentando l'impossibile impresa di girare un film serio che somiglia ad uno spoof, tanto è fedele agli stereotipi di Dracula da cinema del primo novecento, Argento mostra un immaginario vivo e qualche colpo da maestro della paura qual è. Questo è un modo di vedere la questione, uno molto indulgente, del resto visto il trailer chi non ama Argento non ha scuse per aver pagato un biglietto.

Alla fine sembra quindi che tutto il film sia riassumibile nella famigerata scena della locusta gigante, la perfetta metafora di cosa sia Dracula (#errata corrige: in realtà è una mantide!).

Per tutto il film il principe delle tenebre si tramuta in animali orrendi (mosche, gufi, lupi, bacarozzi...) e ad un certo punto, quando si capisce che il conte sta arrivando con cattive intenzioni, si odono passi lugubri e urla orrende. Si vede poi un'ombra salire le scale che si intuisce appartenere ad una locusta gigante. Fino a qua è perfetto! L'effetto di negazione di un orrore suggerito funziona, tanto quanto i rumori che lo introducono. Quattro secondi di cinema vero. Poi arriva la locusta ed è una cosa indegna fatta con Microsoft Paint. Avrebbe levato poesia anche a The Tree of Life.

Ecco questo è Dracula 3D: qualche idea degna di miglior causa affogata in un mare di implausibili stereotipi e cinema raffazzonato da gita domenicale.

Continua a leggere su BadTaste