Downward Spiral: Horus Station, un’avventura in assenza di gravità – Recensione

Enigmi e combattimenti in assenza di gravità: la recensione di Downward Spiral Horus Station

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Ai confini dell’universo esplorato, giace il carapace senza vita della stazione spaziale Horus, vessillo di un’umanità che ha ormai colonizzato altri mondi e si è spinta ben oltre i confini della nostra galassia. Siamo in un futuro indefinito, privi di precisi riferimenti, del tutto all’oscuro delle circostanze che hanno costretto parte dell’equipaggio ad abbandonare il relitto ormai alla deriva.

Rimasto completamente solo, unico sopravvissuto tra tanti colleghi e compagni trucidati dal sistema difensivo della struttura, ovviamente impazzito e determinato a sterminare qualsiasi forma di vita rimasta a bordo, il protagonista di questa avventura deve fare luce su questo mistero, scoprire cosa sia andato storto, magari guadagnare la salvezza riportando un minimo d’ordine all’interno della nave.

[caption id="attachment_186866" align="aligncenter" width="1000"]Downward Spiral Horus Station screenshot È possibile condividere l’intera esperienza in co-op con un amico. Nell’eventualità, enigmi e presenza di robot nemici si adegueranno al raddoppio dei personaggi giocanti.[/caption]

Downward Spiral: Horus Station gioca la carta dell’ermetismo, lasciando che sia il videogiocatore a ricomporre i pezzi del puzzle, orientandosi tra una narrazione ambientale non proprio riuscitissima e alcuni datapad, rintracciabili esplorando le ambientazioni, che forniscono pochi, ma preziosi indizi sullo stato della stazione spaziale prima e dopo il disastro. L’intenzione di 3rd Eye Studios di inserirsi nello stesso tracciato che ha reso grandi le strutture narrative di titoli come Dark Souls e Limbo è apprezzabile sulla carta, ma all’atto pratico si rivela poco efficace e non proprio attraente.

I rimandi, le spiegazioni, la trama vera e propria è fin troppo criptica ed enigmatica per mantenere alto l’interesse del videogiocatore durante l’intera epopea. La voglia di scoprire il mistero scema drasticamente dopo un primo approccio comunque incoraggiante e apprezzabile. L’assenza di un colpo di scena degno di questo nome, infine, mortifica ulteriormente un comparto narrativo tutt’altro che all’altezza delle intriganti premesse."Per spostarsi il protagonista può avvalersi di un rampino, di una pistola a gas, delle sue stesse braccia, utili sia per afferrare gli appigli, che per darsi una poderosa spinta da una sporgenza, verso un’altra."

Va sicuramente meglio, ma non di troppo, sul fronte ludico. Il gameplay si fonda su un principio che non viene mai tradito: la costante assenza di gravità. Ciò influenza ogni ambito della produzione, dalla semplice esplorazione, alla risoluzione degli enigmi, passando per la lotta ai robot che tenteranno di eliminarvi ogni volta che ne avranno la possibilità.

Per spostarsi il protagonista può avvalersi di un rampino, di una pistola a gas, delle sue stesse braccia, utili sia per afferrare gli appigli, che per darsi una poderosa spinta da una sporgenza, verso un’altra.

Va da sé che il ritmo d’azione è relativamente compassato, la libertà di movimento tenuamente limitata, le meccaniche ludiche costrette a rispettare regole di per sé piuttosto rigide. La coerenza ludica promossa dal team di sviluppo è ferrea, lodevole, perfettamente in grado di veicolare un’esperienza a suo modo particolare ed ammaliante per gli appassionati di fantascienza. Allo stesso tempo, tuttavia, costringe l’avventura a districarsi tra passaggi poco entusiasmanti, puzzle di fin troppa facile risoluzione, sparatorie quando non confusionarie, lineari e poco entusiasmanti.

Pregevole il lavoro sotto il profilo artistico. Se su un normale display si possono comunque apprezzare ambientazioni sufficientemente dettagliate, in realtà virtuale, grazie al supporto a PlayStation VR, Oculus Rift e HTC Vive, si è testimoni di uno spettacolo assolutamente meritevole di essere visionato in prima persona. La colonna sonora, curata da Ville Valo, frontman degli HIM, infonde il giusto grado di mistero e suspense all’azione.

[caption id="attachment_186865" align="aligncenter" width="1000"]Downward Spiral Horus Station screenshot Oltre all’avventura principale è presente un’ignorabile e superflua modalità orda, in cui affrontare ondate di robot nemici sempre meglio equipaggiati ed armati.[/caption]

Downward Spiral: Horus Station è un’interessante avventura da vivere soprattutto in realtà virtuale, purtroppo mortificata da una narrazione non all’altezza e da un gameplay che paga l’eccessiva e strenua coerenza con l’ambientazione scelta. Esplorare e sparare in assenza di gravità farà certamente la felicità dei fan più sfegatati della fantascienza, ma nella maggior parte dei casi finirà per annoiare, sul lungo periodo, chi è alla ricerca di qualcosa di più immediato, rapido, coinvolgente.

Tirando le somme, la creatura di 3rd Eye Studios è un’intrigante prodotto, tuttavia consigliato solo agli amanti del genere che hanno la possibilità di goderselo in VR.

Continua a leggere su BadTaste