DoubleDuck vol. 2, la recensione
La Definitive Collection di Panini pubblica il secondo volume dedicato a DoubleDuck
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Tra pochi mesi, il personaggio celebrerà il decimo anniversario della sua prima apparizione, e fino a poco fa nessuna collana aveva riproposto in ordine cronologico la saga, che ha ormai una trentina di episodi all'attivo. La raccolta precedente offriva bozzetti e interviste agli autori, ma già dalla seconda uscita questi contenuti extra sono spariti, lasciando spazio a un albo interamente a fumetti; confidiamo che si tratti di una scelta legata al numero di pagine, e non di una rapida rinuncia a materiale aggiuntivo prezioso per i lettori e ideale per una raccolta da collezionisti come questa.
In Souvenir de Paris, la papera ha un contentino quando - a sua insaputa - viene utilizzata come copertura, potendosi così godere una vacanza nella capitale francese in compagnia del fidanzato; l'obiettivo di Paperino, però, è recuperare la Chiave universale, un oggetto in grado di proteggere tutti i segreti dell'Agenzia. Sul suo cammino incontrerà nuovamente Kay K - in una versione particolarmente sensuale disegnata da Vitale Mangiatordi - che continua a essere un personaggio ambiguo; forse anche troppo, al punto che i suoi ripetuti doppi giochi e i rapidi cambi di fazione paiono un'estremizzazione parodistica delle storie di spionaggio, quando sarebbe stato sufficiente lasciar trascorrere più tempo tra uno e l'altro per renderli credibili.
Nel primo, DoubleDuck si introduce alla prima della stagione lirica del Teatro alla Scala fingendosi un suonatore di triangolo dell'orchestra, mentre nel secondo riesce a infiltrarsi tra le comparse del Teatro dell'Opera della capitale egiziana. In entrambe le missioni si trova a interagire con Felino Felynis, ex direttore dell'Agenzia che si è sottoposto a un trattamento di resettamento mnemonico, iniziando una nuova vita dedicata alla sua passione per la musica. I suoi ricordi sono però preziosi, e in qualche modo potrebbero tornare a galla: un bottino che fa gola all'Organizzazione.
Paperino cerca dunque di impedirlo, chiedendosi inoltre se ci sia un modo per ritrovare la memoria delle sue prime missioni, nelle quali sembra celarsi un importante segreto. Questo elemento, assieme all'identità del Grande Capo e alle reali intenzioni di Kay K, sono sfruttati in modo frustrante dal punto di vista del lettore, visto che questi segreti conosciuti dagli autori (o almeno così si vuole far credere) vengono reiterati sadicamente senza costruire alcunché su quanto mostrato negli episodi precedenti.
A parte questo difetto della continuity orizzontale, le singole avventure possono essere lette godendo della loro natura autoconclusiva: molto gradevoli sia per la scrittura che dal punto di vista artistico.