Dottor Fate voll. 1 – 2: Il Sangue dei Faraoni - Il Prezzo da Pagare, la recensione
Abbiamo recensito per voi i due volumi della nuova serie del Dottor Fate pubblicati da RW Edizioni - Lion Comics
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Il rampollo dei sovrani d’Egitto, però, conduce la sua vita all’oscuro di questo legame di sangue così profondo e dell’importanza del ruolo che ben presto sarà chiamato a ricoprire. Il suo nome è Khalid Nassour, ragazzo nato negli Stati Uniti d’America ma di origini egiziane, residente a Brooklyn insieme a suo padre (medico trasferitosi in America e ora tassista), sua madre e il loro gattino Puck. A breve Khalid inizierà a frequentare, insieme alla sua fidanzata Shaya, la Scuola di Medina per diventare anch’egli medico, ma prima dell’inizio delle lezioni qualcosa di veramente insolito stravolge la sua vita.
Queste le premesse e la genesi del nuovo Dottor Fate, nato all’interno dell’iniziativa editoriale DC Comics denominata DC You. Gli autori Paul Levitz e Sonny Liew hanno provato a tenere fede alle intenzioni di questo rilancio - diversificare - cercando di seguire un percorso già tracciato in altre serie di successo (soprattutto Marvel), in cui il titolare della testata è un giovane le cui caratteristiche fisiche e comportamentali non rispecchiano quelle dell’eroe, ma che, dopo una tanto difficile quanto profonda maturazione, abbraccia il proprio destino e riesce nel suo obiettivo.
Ma in Dottor Fate non tutto sembra essere andato per il verso giusto. Se da un lato Levitz riesce a conferire alla narrazione un ritmo decisamente alto - sostenuto da una trama lineare e senza particolari pecche, ricca di pathos e drammaticità - l’arco narrativo contenuto in questi due volumi aggiunge troppi elementi senza sfruttarli realmente. Diversi, infatti, sono i punti che vengono solo abbozzati e che meriterebbero di essere approfonditi: dal rapporto con il padre a quello con la fidanzata, a quello con l’amica Akla. Quest'ultima, come altri personaggi, viene presentata in maniera frettolosa e senza un adeguato lavoro di approfondimento, lasciando così in sospeso diversi spunti.
La risoluzione del conflitto, come altri passaggi, appare poi forzata e poco credibile, lasciando una sensazione di incompiuto, nonostante le tante pagine fin qui pubblicate. L’azione e i colpi di scena non riescono inoltre a mascherare del tutto questo limite di caratterizzazione dei personaggi, privi del giusto mordente e che rischiano di finire nell’anonimato. Anche l’idea di base del fumetto, le divinità e il rapporto della generazione attuale con il divino, appare troppo legata a concetti già espressi nel romanzo American Gods di Neil Gaiman. Queste tematiche così delicate e sentite potrebbe risultare un boomerang se non sviluppate in maniera approfondita e attenta. Non bisogna essere necessariamente originali per apparire interessanti, ma se si decide di intraprendere certi percorsi è opportuno offrire una caratterizzazione forte e sicura.
Più interessante e accattivante risulta il comparto grafico della storia, affidato a Sonny Liew: l’artista ha un tratto decisamente poco convenzionale, molto cartoonesco e che ben si adatta all’aura onirica, magica, esotica che trasuda la storia. Sovente, Liew contamina il suo stile con soluzioni derivate dai geroglifici, incorporando all’interno delle sue immagini elementi ideografici, sillabici e alfabetici tipiche dell’antico Egitto. In alcuni casi i personaggi vengono ritratti nelle pose dei faraoni o delle divinità in un gioco di richiami riuscito e davvero piacevole. La colorazione pastello esalta il contrasto tra tinte calde e algide, scelta che evidenzia la dicotomia bene/male che viene ulteriormente ripresa dalla differenziazione della linea: morbida, rotondeggiante (bene), frammentata, nevrotica (male).
Non ci sentiamo di bocciare il nuovo corso editoriale di Dottor Fate: gli spunti per sviluppare una serie piacevole ci sono tutti e anche il protagonista Khalid sembra avere tutte le carte in regola per riuscire a ritagliarsi il suo posto al sole. Come dicevamo in precedenza, la sfida principale che attende Levitz è proprio quella di maneggiare con più accortezza certi temi e dinamiche, evitando di scadere nel banale e nel già letto. Per ora: tanto fumo, ma ancora poco arrosto.