Doom Patrol vol. 2: Nada, la recensione
Con il secondo volume, Doom Patrol si conferma una lettura fuori dagli schemi e capace di riportare il gruppo ai fasti degli anni '90
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
![Doom Patrol #7, anteprima 01](https://legacy.badtaste.it/media-library/legacy/sites/3/2019/09/doom-patrol-7-anteprima-01.jpg)
Abbiamo dovuto attendere un po’, ma finalmente possiamo leggere anche in Italia il secondo volume di Doom Patrol, serie che nel 2016 ha tenuto a battesimo Young Animals, l’etichetta DC Comics affidata a Gerard Way. Purtroppo, le cose non sono andate come ci si aspettava, ma i problemi non hanno certo a che fare con la qualità dell'opera: anche in questa nuova uscita, infatti, si conferma una lettura di assoluto valore, in grado di coniugare stili tra loro lontani in maniera sfiziosa e stimolante.
La nuova avventura ha i toni ancora più bizzarri della precedente ma risulta più a fuoco, e dunque accessibile anche ai lettori meno avvezzi a questo genere di racconto. Nello storyarc Un pezzo per volta, infatti, i primi capitoli offrivano molteplici spunti e sottotrame, e non era semplicissimo entrare in sintonia con quelle schegge impazzite che rimbalzavano da una realtà all'altra. Una volta superato lo straniamento iniziale, però, ci trovavamo di fronte a un fumetto surreale, pieno di insidie e ammalianti mostruosità, ma decisamente più scorrevole.
La serie è piena di idee che mantengono vivo lo spirito delle storie del passato, rinnovandolo con strambe trovate e un’umanità che spesso sconfina nel dramma (come la vicenda di Sam Reynolds e della sua famiglia). Viene da chiedersi come lo scrittore di Umbrella Academy riesca a non perdere mai la bussola mentre si lancia in costruzioni narrative tanto articolate, in cui gli umori variano repentinamente. Man mano che procediamo nella lettura, le singole tessere finiscono per incastrarsi alla perfezione e ci restituiscono la bellezza di un affresco bizzarro e di grande impatto.
In questo secondo volume, accanto al disegnatore titolare della serie Nick Derington troviamo il grande Mike Allred, una scelta azzeccatissima visti i toni del racconto. Lo stile pop dell’artista di Madman viene naturalmente esaltato dai testi di Way, risultando un valore aggiunto per la serie. Colpisce la capacità di entrambi i fumettisti di manipolare il proprio stile adattandolo di volta in volta alle varie sequenze della storia. In tutto ciò, le colorazioni di Laura Allred e di Tamra Bonvillain completano la componente artistica conferendo alle storie delle atmosfere suggestive.
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