DOOM 3 VR Edition, l’orrore tutto intorno a voi | Recensione

DOOM 3 VR Edition è un FPS poco più che sufficiente più per meriti dell’originale, che per quanto di buono aggiunto in questa riedizione

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Il dubbio che DOOM 3 VR Edition sia stato realizzato esclusivamente per cavalcare al meglio l’entusiasmo scaturito dall’annuncio del futuro PlayStation VR 2.0 è assolutamente lecito. In effetti, parliamo di un gioco piuttosto vecchiotto, la release originaria è datata addirittura 2004, il cui concept, basato su idee e soluzioni di game design ormai superate, è stato abbandonato dalla stessa saga che, grazie al reboot del 2016, ha conosciuto una sorta di seconda e florida giovinezza.

L’opera originale stessa, a ben vedere, all’epoca fu un tentativo ampiamente riuscito, ma accettato solo da una parte della fan base, tradita, a loro dire, da un netto ed evidente abbassamento del ritmo, frutto di una potente virata verso il genere dei survival horror che, proprio in quegli anni, stava conoscendo una nuova fioritura.

L’eccezione di un’eccezione, verrebbe da dire, l’esperimento dell’esperimento che, in effetti, soprattutto guardando al risultato finale non poteva che lasciare presagire qualche intoppo lungo il percorso.

[caption id="attachment_224370" align="aligncenter" width="1000"]DOOM 3 VR Edition screenshot Questa VR Edition è completa dei DLC rilasciati nel tempo del gioco, gradito extra che incrementa di un paio d’ore la longevità del gioco, assestandola globalmente sulla dozzina di ore[/caption]

L’idea, di per sé, ha perfettamente senso. Recuperare un mezzo capolavoro di qualche generazione di hardware fa, equipaggiandolo delle meraviglie avveniristiche che solo la VR è in grado di elargire. Proprio per un gameplay meno frenetico del solito, inoltre, DOOM 3 sulla carta non poteva che sposarsi alla perfezione con la realtà virtuale dove, giocoforza, è necessario abbassare la velocità di gioco, proprio per evitare che l’utente esca stravolto o peggio in preda ai conati di vomito al termine della partita.

Il perfetto, e ideale, connubio tra DOOM 3 VR Edition e la realtà virtuale, del resto, la si era potuta apprezzare già tempo fa, quando il gioco debuttò la prima volta sul ben più performante Oculus Quest 2. Purtroppo, già all’epoca il gioco palesò qualche stortura, ulteriormente evidenziata da questo porting per il ben più vetusto PlayStation VR.

"Si resta grottescamente ammaliati di fronte a certi scorci"Sia chiaro, sulle qualità dell’originale ci sono pochi dubbi, anche a distanza di così tanto tempo. Certo, giocato su un normale televisore, pad alla mano, ci si scontrerebbe con qualche lungaggine di troppo, su una linearità totale, sull’interattività pari a zero degli scenari. Su PlayStation VR questi dettagli vengono completamente fagocitati dall’ansia, dal terrore, di continui jump scare che l’esperienza regala di continuo. Si resta grottescamente ammaliati di fronte a certi scorci, mentre il cuore batte all’impazzata ben consapevoli che ad attenderci, dietro quell’angolo, c’è l’ennesimo demone da abbattere prima che sia troppo tardi.

Non c’è la pulizia grafica di un Resident Evil 7 biohazard, certe texture vi faranno sanguinare gli occhi, ma l’impatto emotivo è identico, qualità che rende DOOM 3 VR Edition sconsigliatissimo ad un pubblico facilmente impressionabile (e magari al primo contatto con la realtà virtuale).

Purtroppo, all’atto pratico, ci si scontra con un sistema di controllo che zoppica vistosamente. Se l’impossibilità di giocare con una coppia di Move la prendiamo come un’autentica benedizione, vista la più volte evidente arretratezza ed inadeguatezza delle periferiche Sony; se lo spostamento tramite teletrasporto, tecnica utilizzata spesso in ambito VR, non avrebbe avuto molto senso vista la tipologia di gioco; innegabilmente sia Dualshock 4 che Aim Controller non si dimostrano compagni di merende ideali per sopravvivere all’inferno di Marte.

Il controller classico di PlayStation 4 se è a suo agio per muovere l’avatar, si tramite rotazione libera che tramite scatti regolabili, fa molto peggio quando c’è da mirare ai nemici. Complice il mirino invisibile sull’hud, il solo allineare la visuale al pad non basta per avere una visione chiara sulla traiettoria dei proiettili.

[caption id="attachment_224371" align="aligncenter" width="1000"]DOOM 3 VR Edition screenshot I parametri vitali dello Slayer sono ora visibili consultando il palmare che il protagonista indossa sul braccio[/caption]

Meglio, ma non troppo, con l’Aim Controller, che nasce proprio per creare questa corrispondenza tra avatar, armato di tutto punto, e videogiocatore che allineando idealmente lo sguardo con la periferica che stringe tra le mani dovrebbe riuscire ad indirizzare al meglio il colpo.

Se in giochi come Far Point o Bravo Team il tutto funziona alla grande, in DOOM 3 VR Edition il punto di vista dello Slayer causa una sorta di deformazione dell’immagine virtuale, costringendovi a puntare l’Aim Controller tenendolo lievemente al di sopra della testa. Scomodo alla lunga, ma soprattutto tende a compromettere l’immersione che, teoricamente, PlayStation VR e periferica vorrebbero infondere.

DOOM 3 VR Edition è un FPS poco più che sufficiente più per meriti dell’originale, che per quanto di buono aggiunto in questa riedizione. La realtà virtuale, a scanso di equivoci, è di per sé un plus non da poco, ma il gioco soffre di evidenti problemi al sistema di controllo, e non solo, che rendono l’esplorazione degli ambienti e l’abbattimento dei demoni più problematico e macchinoso di quanto ci si aspetterebbe.

Consigliato agli amanti delle emozioni forti, magari fan del brand che tuttavia non ebbero il piacere nel lontano 2004 di completare l’originale.

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