Don't Expect Too Much From The End Of The World, la recensione | Locarno 76

Con Don't Expect Too Much From The End Of The World Radu Jude parla di immagini che mentono e si confronta con il passato

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Don't Expect Too Much From The End Of The World, il film di Radu Jude presentato a Locarno 76

C’è di nuovo una protagonista in movimento in un film di Radu Jude, come in Sesso sfortunato o follie porno, e come in quel film che vinse l’Orso d’oro alla Berlinale anche qui ci sono intermezzi a metà film e un finale formalmente diverso dal resto, un’unica inquadratura, tutta giocata sui dialoghi. Stavolta seguiamo Angela, una donna che lavora con Uber e che ha altri mille lavori, è una fixer per una casa di produzione e cura un canale social su cui pubblica reel satirici. La seguiamo in un’unica giornata in cui dalla mattina alla sera si sposta in macchina per la città con la musica sempre altissima ed elettrica, in perfetta accoppiata con i paesaggi che scorrono dai suoi finestrini. Il suo dinamismo e come lo interpreta Nina Hoss sono fantastici!

Ma Don’t Expect Too Much From The End Of The World è anche un viaggio tra i formati, continuamente alternati. C’è il bel bianco e nero granuloso e ad alto contrasto ed esposizione che segue Angela, c’è il digitale dai colori piatti dei pessimi reel che fa, c’è l’immagine patinata finale di uno spot a favore di una società e soprattutto c’è la pasta rassicurante di Angela Merge Mai Departe (tradotto sarebbe: Angela va avanti), film romeno del 1981 di Lucian Bratu, le cui scene sono continuamente alternate a quelle di questo. Anche in quel film (che sembra bellissimo da quel che ci fa vedere Jude) c’è una protagonista chiamata Angela, anche lei guida il taxi e il film di Jude fa sempre attenzione a mostrare scene del film dell’81 accanto a scene paragonabili per eventi o ambientazione del suo. 

Il paragone tra le due Angela è chiaro: due donne diverse, una piena di dignità e classe e un’altra sboccata e durissima, entrambe adatte alla loro epoca (la prima nella Romania di Ceaușescu, la seconda in quella contemporanea). Ed è anche il confronto tra i mondi che attraversano: uno semplice, pulito, regolare e patinato (quello dell’81) e l’altro volgarissimo, e pieno di profittatori, ritratto nel suo peggio. Quando Angela nel film dell’81 guarda una scena di Casablanca in tv, Angela nel 2023 guarda un reel orribile. Ad un certo punto le due Angela si incontreranno pure, vedremo la medesima attrice del film dell’81 (oggi) che fa quel personaggio invecchiato e ancora sposata con l’uomo che conosce in quel film. Ma ci sono anche Uwe Boll e diverse altre vere personalità del cinema, perché di quello stiamo parlando in fondo.

Don’t Expect Too Much From The End Of The World è sì un film sul mondo in cui vive Angela, vessata e costretta ad essere elettrica dal desiderio di stare al passo con il capitalismo che la fa lavorare tanto con pochi diritti, ma vuole leggere quel mondo attraverso le immagini che produce. Al tempo stesso non fa che dire che tutte le immagini mentono per interesse. Mentono i reel di Angela (in cui fa un personaggio inventato da lei), mente la pubblicità che sta aiutando a girare e ovviamente mente Angela Merge Mai Departe, che ritrae un’idilliaca Romania di Ceaușescu. Radu Jude guarda e organizza tutto questo sovrapporsi di immagini che mentono riuscendo sempre a suggerire la verità che vogliono nascondere, da cosa cioè ripuliscono la società, ripuliscono le aziende e ripuliscono le vite. È un film pessimista ma l’impressione è che nel problema che identifica ci sia anche il segreto dell’ottimismo, che stia cioè nelle immagini belle e nei personaggi che racconta o mostra, ovvero il cinema stesso come soluzione e balsamo per l’anima (anche se magari solo temporaneo).

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