Don't Expect Too Much From The End Of The World, la recensione | Locarno 76
Con Don't Expect Too Much From The End Of The World Radu Jude parla di immagini che mentono e si confronta con il passato
La recensione di Don't Expect Too Much From The End Of The World, il film di Radu Jude presentato a Locarno 76
Ma Don’t Expect Too Much From The End Of The World è anche un viaggio tra i formati, continuamente alternati. C’è il bel bianco e nero granuloso e ad alto contrasto ed esposizione che segue Angela, c’è il digitale dai colori piatti dei pessimi reel che fa, c’è l’immagine patinata finale di uno spot a favore di una società e soprattutto c’è la pasta rassicurante di Angela Merge Mai Departe (tradotto sarebbe: Angela va avanti), film romeno del 1981 di Lucian Bratu, le cui scene sono continuamente alternate a quelle di questo. Anche in quel film (che sembra bellissimo da quel che ci fa vedere Jude) c’è una protagonista chiamata Angela, anche lei guida il taxi e il film di Jude fa sempre attenzione a mostrare scene del film dell’81 accanto a scene paragonabili per eventi o ambientazione del suo.
Don’t Expect Too Much From The End Of The World è sì un film sul mondo in cui vive Angela, vessata e costretta ad essere elettrica dal desiderio di stare al passo con il capitalismo che la fa lavorare tanto con pochi diritti, ma vuole leggere quel mondo attraverso le immagini che produce. Al tempo stesso non fa che dire che tutte le immagini mentono per interesse. Mentono i reel di Angela (in cui fa un personaggio inventato da lei), mente la pubblicità che sta aiutando a girare e ovviamente mente Angela Merge Mai Departe, che ritrae un’idilliaca Romania di Ceaușescu. Radu Jude guarda e organizza tutto questo sovrapporsi di immagini che mentono riuscendo sempre a suggerire la verità che vogliono nascondere, da cosa cioè ripuliscono la società, ripuliscono le aziende e ripuliscono le vite. È un film pessimista ma l’impressione è che nel problema che identifica ci sia anche il segreto dell’ottimismo, che stia cioè nelle immagini belle e nei personaggi che racconta o mostra, ovvero il cinema stesso come soluzione e balsamo per l’anima (anche se magari solo temporaneo).
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