Don Zauker: Venga il mio regno, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto, irresistibile capitolo di Don Zauker, intitolato Venga il mio regno

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Don Zauker: Venga il mio regno è stato presentato in anteprima all'ultima edizione di Lucca Comics & Games e viene distribuito da inizio novembre dall'Associazione Culturale Paguri. Il diabolico prete di Emiliano Pagani e Daniele Caluri torna per illustrarci a suo modo i retroscena e le nefandezze della Guerra Civile che flagellò l'El Salvador dal 1979 al 1992, in particolare richiamando alla memoria la vicenda dell'arcivescovo locale Oscar Romero, freddato da un cecchino nel 1980 mentre celebrava una messa in un ospizio per anziani.

Come da copione, il protagonista è inserito perfettamente nell'alterato tessuto sociale del piccolo stato centro-americano; gestisce secondo il suo irreprensibile credo - ossia nei propri interessi - una piccola comunità di povera gente, di orfani, intessendo rapporti nientemeno che con il famigerato narcotrafficante colombiano Pablo Escobar e con il macellaio della situazione, Roberto D'Aubuisson, leader di Arena (Alianza Republicana Nacionalista) e comandante degli Squadroni della Morte, i gruppi paramilitari di estrema destra che hanno seminato orrore e carneficine per un decennio nel proprio paese.

La quarta avventura di Don Zauker segna il punto qualitativo più alto della produzione a lui dedicata, dopo Habemus Papam, Santo Subito e Inferno e Paradiso, oltre ai racconti brevi raccolti ne Il verbo. Come le precedenti anche questa graphic novel è ispirata a fatti e persone reali, ma qui lo sfondo storico palesa una ricerca e una documentazione più che mai accurata. Su questa solida base viene sviluppata abilmente una trama che scorre agile ed esalta le peculiarità del protagonista.

Ogni gag, ogni sferzante battuta è un singolo ingranaggio ben congegnato all'interno di un ampio meccanismo che non mostra pecca alcuna. La satira senza compromessi, l'umorismo al vetriolo, il cinismo e la crudezza sono così calibrati e contestualizzati da raggiungere un'armonia dagli effetti deflagranti che non lasciano scampo all'indifferenza dimostrata dal Vaticano nei confronti di Romero.

Non ci sono sbavature nel soggetto, nella sceneggiatura e nei dialoghi di Pagani, così come il tratto indiscutibile di Caluri - meno caricaturale del solito - eccelle nella recitazione dei personaggi. Venga il mio regno è un fumetto che esprime tutta la maturità acquisita dai due autori livornesi, a partire dai lontani esordi della loro creatura su Il Vernacoliere.

L'evoluzione creativa e professionale che ha portato i Paguri, insieme o separati, a spaziare con successo in altri generi narrativi della Nona Arte (vedasi Dylan Dog e Kraken), è attestata nella storia di questo volume; il messaggio consapevole che contiene è una carica serrata di denuncia e di critica al potere secolare della Chiesa che non è mai venuto meno, si è solo evoluto adeguandosi ai tempi. Non deve stupire dunque che, in maniera inusuale per le sue caratteristiche, Don Zauker alzi gli scudi in favore di un prelato abbandonato al suo destino dai vertici in San Pietro a causa delle sue presunte simpatie filo-marxiste, inviso e invidiato per il favore conquistatosi in mezzo agli umili contro la dittatura. Qui non è una ragione di fede, e la questione cruciale - come ammonisce il filosofo Norberto Bobbio - non è credere o non credere, ma pensare o rinunciare a farlo.

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