Don Zauker: Habemus Papam, la recensione

Qual migliore occasione del periodo pre-natalizio per recensire Don Zauker: Habemus Papam dei Paguri?

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Dopo avervi dato in esclusiva le prime immagini del terzo episodio, la copertina e il suo titolo, Habemus Papam, abbiamo potuto sfogliare l'ultimo capitolo di Don Zauker durante la scorsa Lucca Comics & Games, dove è stato presentato ufficialmente. Ora è il momento di recensirlo e qual migliore occasione del periodo pre-natalizio? Il terrificante prete di Emiliano Pagani e Daniele Caluri torna in azione dopo le vicende di Santo Subito e Inferno e Paradiso, grazie a una delle sue specialità: l'esorcismo. Viene infatti assoldato dalla Santa Sede per liberare dal Maligno un posseduto davvero speciale, l'inquilino più insigne del Palazzo Apostolico e occorreranno tutte le sue “risorse migliori” per portare a termine il delicato incarico.

La creatura dei Paguri si ripresenta più in forma che mai, nessuno può sfuggire alla sua perversa malvagità, neppure i bambini e i portatori di handicap, figuriamoci gli anziani o le vittime di ogni discriminazione; qui lo scopriamo addirittura responsabile del ferimento e della cattura di Ernesto Che Guevara a Quebrada del Churo, che ne segnerà la fine come uomo e l'inizio come leggenda. L'apice del racconto che giustifica l'intestazione del volume è indubbiamente incentrato sulla proposta avanzata a Don Zauker di salire sullo scranno papale. Splendida, folgorante, è la splash-page di tavola 31, quando il protagonista si immagina sognante, al vertice della Chiesa Romana. Ma alla fine anche lui finirà vittima delle macchinazioni superne che governano le politiche vaticane, incarnate efficacemente dagli autori nelle due eminenze grigie che ingaggiano e poi tradiscono Don Zauker. Il Nostro si vendicherà: alla fine trionfa sempre, e il lettore finirà suo malgrado ma divertito, dalla parte dell'abominevole sacerdote.

La vicenda è in nuce e in un certo qual modo un'allegoria dell'elezione dell'ultimo papa, che nasconde tutti i dubbi e le perplessità che possono celarsi attorno all'avvento di Francesco I. Dietro l'innegabile spontaneità di Jorge Mario Bergoglio e la sua attitudine verso una Chiesa votata alla povertà e ai più umili, si nascondono tutte le incoerenze dei suoi ministri e dei suoi atti ufficiali, basti ricordare il recente rifiuto d'udienza al Dalai Lama per non irritare il governo cinese. La sceneggiatura e il soggetto di Habemus Papam rivelano una ricercatezza narrativa inferiore alle storie precedenti ma una profondità più strutturata. Il suo messaggio non tradisce, anzi esalta le origini di questo fumetto: tener alta la guardia, l'esercizio del dubbio, e fare dell'emancipazione da ogni appartenenza la propria bandiera. Emiliano Pagani e Daniele Caluri lo testimoniano con la scelta stessa dell'autoproduzione, un'iniziativa in controtendenza coi tempi ma testimone di coerenza. Al di là della satira feroce e sboccata nei confronti della Chiesa e della nostra società, i due artisti toscani provano a mantenere sveglie le nostre coscienze. Contro l'overdose di zuccheri e compassione che inevitabilmente ci travolgerà in questi giorni di festa, Don Zauker: Habemus Papam, è una salutare panacea.

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