Dominion 1x01 "Pilot": la recensione

Scontri tra angeli e Case Nobili in Dominion, sequel del film Legion del 2010

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"Twenty-five years ago, God disappeared"

Iniziamo malissimo. Ma andiamo con ordine e facciamo un passo indietro. Legion, il film del 2010 diretto da Scott Stewart, di cui Dominion è il sequel, era una specie di Terminator con gli angeli. Dio, stanco dell'umanità, inviava le schiere degli angeli inferiori a fare stragi e impossessarsi dei corpi degli umani più deboli, ma nulla di questo veniva mostrato. L'attenzione si concentrava per tutto il film su una tavola calda sperduta nel nulla dove una cameriera incinta avrebbe dato alla luce l'unica persona in grado di salvare l'umanità dalla rovina. Per impedire la sua nascita, Gabriele scendeva in campo personalmente con la sua mazza rotante e le sue ali antiproiettile, ma a sbarrargli la strada trovava Michele, che disobbediva agli ordini ricevuti e si schierava dalla parte degli umani.Tra smitragliate varie, vecchiette indemoniate che si arrampicavano sui muri, gelatai posseduti, il film era uno dei peggiori (o migliori, fate voi) trashoni della stagione.

E veniamo a Dominion, serie sequel trasmessa da SyFy che riprende quella storia, modificando qualcosa nella mitologia interna, proiettando tutto in un futuro lontano 25 anni. Terminator Salvation con gli angeli quindi? Meglio di no, visto che i cliché che vediamo in questo pilot di un'ora sono talmente tanti almeno questo riferimento possiamo risparmiarcelo. Creato da Vaun Wilmott e diretto ancora una volta da Scott Stewart, Dominion esordisce con un pilot piatto e superficiale, troppo verboso per la maggior parte del tempo, visto e rivisto in ogni componente della sua mitologia interna, camp in più di un momento. Uno dei peggiori debutti degli ultimi tempi.

Come da citazione iniziale, scopriamo che il mondo ha qualche problema. Questa è la modifica maggiore al film originale. Non è Dio a volere la distruzione dell'umanità (gli autori avranno pensato che non fosse un "nemico" esattamente semplice da gestire), ma è la sua scomparsa a innescare il tutto. Le schiere degli angeli di Gabriele per qualche motivo mai spiegato si convincono che la colpa sia degli umani, e attaccano la Terra. Michele si schiera dalla nostra parte e aiuta i sopravvissuti a costruire delle fortezze dalle quali resistere agli attacchi. Venticinque anni dopo la situazione è giunta ad uno stallo apparente. Gabriele, un po' il Saruman della situazione, raduna le forze e aspetta di lanciare l'attacco definitivo a Vega, la città dove si trovano i nostri protagonisti, favorito anche da alcuni angeli maggiori che di recente si sono uniti alla sua causa. Ma un salvatore sta per manifestarsi.

Raccontato così, Dominion potrebbe anche non sembrare tanto male. Zero pretese, tutto già visto, ma almeno un po' di sano divertimento per accompagnare la calura estiva. E in effetti da questo punto di vista – unico e solo – potrebbe avere un senso. La scrittura di Wilmott saccheggia tutto il possibile per rendere appetibile la pietanza, giocando su meccanismi e caratteri visti innumerevoli volte, decifrabili dopo mezzo sguardo, serviti frullando tutto insieme nella speranza che qualcosa vada a segno. In questo senso, dopo una brevissima parentesi action iniziale, il pilot si può dividere idealmente in due parti. Una prima molto espositiva, nella quale scopriamo sistematicamente, tramite una serie di dialoghi rigorosamente tra due personaggi, i vari retroscena della vicenda, e una seconda nella quale subentra l'azione e vengono lanciati gli spunti per il proseguimento della storia. Senza dubbio il primo segmento è il peggiore: con così poche pretese, l'ultima cosa da evitare è il calo del ritmo. E invece qui spesso subentra la noia nell'assistere a momenti troppo prevedibili per interessare.

Il mondo di Dominion si preoccupa più di giocare sul già visto che di giustificare in qualunque modo la propria mitologia interna. In appena venticinque anni si è formata una società classista, che per chi non volesse spingersi più in là con la memoria è molto simile a quella di Hunger Games. Addirittura, per non sbagliare e per rendere tutto il più immediato e estremo possibile, le classi sono identificate da numeri, dove gli 1 sono rappresentati da una bambina emaciata identica alla Cosette di Les Miserables (davvero, ci si aspetta che da un momento all'altro inizi a cantare Castle on a Cloud), e la classe maggiore è rappresentata da politici senza scrupoli. Sempre in venticinque anni si è creato tutto un culto intorno al salvatore, un ordine di sacerdotesse (di cui fa parte la protagonista Claire, figlia del generale della città e innamorata del protagonista Christopher), ma anche delle Case Nobili, una più buona, l'altra cattiva, in lotta tra loro (guidate come interpretazioni dagli onnipresenti Anthony Head e Alan Dale). Nonostante quello che state pensando, il riferimento non è tanto a Game of Thrones quanto a Dune di Frank Herbert.

Sintetizzando, i caratteri dei protagonisti sono essenziali e immediati, con poco spazio a sfumature. Una semplicità che non giustifica tutto il minutaggio dedicato all'esposizione dei rapporti umani. La grande serietà – o "seriosità" – di fondo si scontra con un'esecuzione maldestra, che raggiunge il culmine nello scontro tra Michele e un angelo rosso con un casco che non può non far pensare a Magneto. Il pilot di Dominion non può assolutamente essere promosso, ma se alzasse il ritmo narrativo potrebbe anche diventare un leggerissimo compagno di viaggio per affrontare la calura estiva.

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