Domina (prima stagione): la recensione

La prima stagione di Domina propone un approccio al femminile interessante e coinvolgente alla lotta per il potere nell'Antica Roma

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Domina: la recensione della prima stagione

Domina, la nuova serie Sky Original arrivata il 14 maggio su Sky e NOW, propone un coinvolgente ritratto dell'Antica Roma sfruttando nel migliore dei modi la cura con cui si è lavorato sulle scenografie, sui costumi e sull'atmosfera.
La scelta di porre al centro della narrazione la prospettiva femminile agli intrighi politici e sociali del passato ottiene il risultato sperato di distinguersi da altri progetti cinematografici e televisivi legati all'epoca con otto puntate che lasciano la voglia di assistere a una seconda stagione.

Nei primi due episodi è la giovane Nadia Parkes ad avere il compito di introdurre il personaggio di Livia Drusilla e l'intricata rete di relazioni e rapporti gerarchici in cui viene coinvolta dopo il matrimonio. La giovane viene data in matrimonio dal padre Livio (il sempre carismatico Liam Cunningham che putroppo ha uno spazio limitato sullo schermo) a Tiberio Nero poco prima di dover fuggire e vivere in esilio. Dopo la morte di Livio ed essere rimasta incinta del secondo figlio, la giovane torna a Roma dove riesce a far divorziare Gaio, il pronipote di Giulio Cesare che ha causato la rovina della sua famiglia e le ha fatto perdere tutto ciò che aveva, sposandolo e iniziando accanto a lui un'ascesa inarrestabile verso il potere. La terza puntata compie un salto temporale di dodici anni mostrando la coppia, interpretata da Kasia Smutniak e Matthew McNulty, al centro della scena politica romana. Livia sta però tramando alle spalle del marito per cercare di ristabilire la Repubblica per cui aveva lottato strenuamente il padre.
Accanto a loro si muovono personaggi come Ottavia (Claire Forlani), la sorella di Gaio che cerca in ogni modo di sostenere i propri figli e sopravvivere alle alleanze politiche; Scribonia (Christine Bottomley), la prima moglie di Gaio che odia profondamente Livia e cerca di vendicarsi; Antigone (Colette Dalal Tchantcho) che è la migliore amica della protagonista e una figura chiave per quanto riguarda alcuni dei tragici eventi della loro vita; Agrippa (Ben Batt) che è cresciuto insieme a Gaio ed è diviso per il fascino che prova nei confronti di Livia e la sua incredibile lealtà nei confronti dell'amico; e la nuova generazione che deve fare i conti con i progetti dei genitori, diventando delle pedine usate nella lotta per il potere a tratti quasi come merce di scambio e in altri momenti pagando con conseguenze tragiche il peso delle aspettative e delle pressioni subite da parte dei genitori.

Il creatore e sceneggiatore Simon Burke (che ha firmato la sceneggiatura in collaborazione con Nicola Wilson, Emily Marcuson e Namsi Khan), nonostante dei passaggi poco convincenti per quanto riguarda la gestione dei personaggi e dei dialoghi con delle scelte lessicali non sembre brillanti considerando l'ambientazione temporale, regala un ritratto affascinante e ricco di sfumature delle donne che hanno contribuito a scrivere importanti pagine della storia rimanendo sempre, purtroppo, in ombra nonostante il loro acume e la capacità di sopravvivere nonostante siano alle prese con situazioni ad alto rischio. Uno degli elementi meno convincenti è purtroppo la gestione dei salti temporali che rendono il racconto fin troppo frammentato e l'evoluzione dei rapporti tra i protagonisti in più momenti affrettata e approssimativa.
I primi episodi, sostenuti da un'ottima interpretazione di Nadia Parkes, particolarmente intensa nei momenti di frustrazione e determinazione del suo personaggio, e in cui appare brevemente Isabella Rosellini a cui non viene dato molto materiale per mettere a frutto la sua esperienza, gettano bene le basi per capire le reazioni e le motivazioni di Livia e degli altri protagonisti, tra preghiere agli dei per vendicarsi e progetti machiavellici in cui non mancano scelte davvero difficili da compiere, soprattutto da parte di donne e madri che devono sacrificare anche i propri figli pur di raggiungere i propri obiettivi. Kasia Smutniak lascia il segno nella parte di Livia e accanto a lei Colette Dalal Tchantcho è davvero carismatica nel ruolo di Antigone, presenza che avrebbe forse meritato uno spazio maggiore nei primi episodi per rendere possibile comprendere con meno difficoltà il suo profondo legame con la protagonista e capire quali siano i suoi desideri e obiettivi nella vita. Il rapporto tra Livia e Gaio è portato sugli schermi sottolineandone la complessità e, pur non rendendo del tutto comprensibili i motivi dell'amore esistente tra i due, diventa uno degli elementi narrativi più interessanti che sostengono il progetto. Risultano poi altrettanto intriganti le dinamiche tra le donne al centro della trama, tra rivalità, tradimenti e inganni che fanno avanzare la storia con un ottimo ritmo.

Domina, nonostante alcuni difetti e il fin troppo prevedibile uso della violenza della sessualità come arma per usare gli uomini a proprio favore, sfrutta molto bene l'atmosfera suggestiva che caratterizza il progetto. I costumi di Gabriela Pescucci e il lavoro compiuto da Katia Sisto e Claudia Catini al trucco e alle acconciature contribuiscono a rendere visivamente affascinante il mondo portato sul piccolo schermo dalla serie. Le scenografie dell'esperto Luca Tranchino, inoltre, permettono, in particolare per quanto riguarda i momenti in cui le protagoniste si confrontano con la propria spiritualità e solitudine, di enfatizzare l'atmosfera suggestiva della storia, che paga forse un po' eccessivamente la presenza limitata delle sequenze girate negli spazi esterni.

Otto puntate sono forse troppo poche per raccontare in modo esaustivo la storia di Livia Drusilla e non resta che attendere la seconda stagione per scoprire in che modo si concluderà la storia della protagonista interpretata da Kasia Smutniak.

Potete rimanere aggiornati sulla serie grazie ai contenuti pubblicati nella nostra scheda.

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